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ROVIGO

Rugby in meta a Palazzo Roncale

La grande mostra. Presenti l’assessore regionale Corazzari, Toffoli della Fondazione Cariparo e, in serata, il sindaco Gaffeo

Rugby in meta a Palazzo Roncale

Il rugby come fenomeno sociale, nelle immagini e nei ricordi che celebrano il suo unico e profondo legame con la città. E’ la mostra allestita a palazzo Roncale che aprirà le sue porte oggi.

“Si parla non solo della squadra ma di un movimento che riguarda la struttura sociale del Polesine - ha spiegato Giuseppe Toffoli della Fondazione Cariparo - lo scopo non è celebrare i suoi successi, già ampiamente noti, ma di far capire cosa c’è stato dietro ad un movimento che dura da 100 anni e in modo ininterrotto rappresenta l’avamposto dello sport polesano, in Italia e all’estero. Un passaporto che ha permesso alla città di farsi conoscere in tutto il mondo”.

Una Rovigo che si è fatta squadra, e del rugby ha seguito i successi partecipando attivamente. “Non esiste altra realtà che abbia un legame così profondo con uno sport, come Rovigo con il rugby - ha aggiunto Cristiano Corazzari - questa mostra racconta il legame speciale tra Rovigo, la sua comunità ed il rugby, la magia che sta nel suo rapporto così profondo in una società che cambia come la città”.

Una squadra che affonda le sue radici nel piccolo quartiere di San Bortolo e che, dopo soli 4 anni dalla sua nascita, poteva già vantare uno scudetto vinto. Un successo che nel 2025 celebrerà i suoi 90 anni, con pagine epiche, tristi e divertenti, con il record di 79 campionati affrontati senza mai retrocedere, il maggior numero di presenze, 57, nella nazionale italiana e la conferma della sua importanza a livello mondiale con la presenza dell’unico italiano nel monumento inglese dedicato al Rugby, nella figura del Rodigino Stefano Bettarello.

“Se non conosci il rugby è lui a cercarti - ha continuato Roberto ‘Willy’ Roversi, curatore ed ex Rossoblu - i tifosi vogliono bene a tutti coloro che giocano a rugby, ma c’è un angolo nel loro cuore dove non è facile entrare. Per trovare spazio non serve essere un campione ma bisogna essere di Rovigo, uno che si fa conoscere, che frequenta la piazza. La seconda condizione è essere un avanti, il ruolo del combattimento che si identifica perfettamente in un territorio che ha fatto sempre dovuto faticare. Deve essere generoso, uno che se c’è da alzare le mani e difendere i compagni o i colori di una maglia non si tira mai indietro. Il pubblico ama quei giocatori ancora di più”.

La mostra che celebra questo legame vuole portare gli spettatori proprio all’interno dell’ambiente del rugby, e lo fa con pavimenti che diventano campi, con spogliatoi e armadietti che raccontano storie, in un percorso tra quello che era e quello che sarà. Ad avviare il percorso la parete dei ricordi, tra foto storiche, immagini più recenti, aneddoti e curiosità, come l’immagine delle tre coppie di fratelli, Zanella, Visentin e Ferracin, che nel 1976 si trovano a giocare come avversari. Si prosegue entrando negli spogliatoi, con armadietti, panchine e la lavagna dove scrivere gli appunti della partita.

Una stanza dedicata ai due simboli della Rugby Rovigo, Davide Lanzoni e Maci Battaglini, che espone anche 5 maglie simbolo della squadra: la maglia di Stefano Bettarello, quella del 1951, quella del primo scudetto. Quella di Narciso Zanella, terza linea con otto presenze in nazionale; quella di Naas Botha, icona sudafricana, del 1990. E ancora la maglia celebrativa della millesima partita, sotto la neve, del 1991 mentre a chiudere quella delle Rose Rovigo Rugby, squadra femminile del 1991. Nella sala dei luoghi le immagini e la storia del quartiere di San Bortolo, cuore pulsante del Rugby che fu, le foto ed i nomi dei giocatori stranieri, circa 150 che hanno transitato. Iconica l’immagine della partita Italia- Nuova Zelanda, giocata proprio a Rovigo nel 1979, definita “la miglior sconfitta dell’Italia”.

A congedare la prima parte la sala dei video, con racconti dei cittadini e del loro rapporto col rugby. A salutare definitivamente una tribuna rossa, uno striscione con la scritta “Alè Bersaglieri” e le parole di Marco Paolini che tentano di spiegare questo immenso ed unico sport.

Nel pomeriggio, poi, il taglio del nastro alla presenza delle autorità, dal sindaco di Rovigo Edoardo Gaffeo al presidente della Femi Cz Rugby Rovigo Delta Francesco Zambelli al presidente della Provincia di Rovigo, Enrico Ferrarese.

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