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Il grido di dolore di Confindustria: “La recessione va combattuta da subito”.

La ricetta di Marinese (Confindustria): “Agire su energia, cuneo fiscale, allungamento del credito. Occorre dare ossigeno alle imprese”.

Il grido di dolore di Confindustria: “La recessione va combattuta da subito”.

Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia e Rovigo

“La recessione si combatte all’attacco”. Se si giocasse a calcio Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia Rovigo, sarebbe un offensivista puro, nessun catenaccio e contropiede ma calcio totale, modello dell’Olanda degli ani ‘70. Uscendo dalla metafora sportiva il numero uno di Confindustria è convinto che la recessione non va annunciata (la si pronostica per i prossimi mesi), ma va contrastata con specifiche misure ed azioni.

Presidente Marinese, tutti parlano della recessione che arriverà nel 2023 e che, unita all’inflazione, provocherà gravi danni ad economia e mondo delle imprese.

“La recessione si combatte con l’industria. Con politiche industriali capaci di rilanciare consumi e sviluppo industriali, e misure in grado di agire da subito. E su diversi fronti”.

Quali?

Agire sui costi dell’energia, sulla riduzione del cuneo fiscale e sull’allungamento dei tempi per l’ammortamento del credito alle aziende”.

Temi di cui si parla da tempo, si riuscirà davvero ad intervenire?

“E’ indispensabile, perché occorre dare ossigeno alle imprese, occorre sostenerle con finanziamenti e con tempi di restituzione più lunghi. Hanno subito e stanno subendo colossali danni per i rincari dell’energia. E quindi aiutarle a ristrutturare il debito, c’è la possibilità di farlo, un tampone necessario a sterilizzare il rincaro di costi energetici e delle materie prime. E poi occorre rivedere la normativa sui concordati in bianco, perché si tratta di una materia con importanti ricadute sull’intera filiera, sui fornitori che spesso subiscono conseguenze negative dal concordato in bianco. E’ necessario prevenire la presentazione dei concordati semplici. E con la crisi che si sta avvicinando sarà ancora peggio”

Ma ci sono le manovre per ridurre il cuneo fiscale e assicurare ossigeno finanziario alle imprese anche per fronteggiare i costi dell’energia?

“Non dobbiamo concentrarci sui costi. Perché gli effetti di rallentamenti produttivi, chiusure o cassa integrazione, poi ricadono sull’intera collettività, andando a produrre altre voci di costo. Perché si riducono i consumi, cosa che costa in termini di gettito dell’Iva, e di altre tasse. Insomma sarebbe un avvitamento in perdita”.

La recessione o la crisi, quindi, sono già in atto?

“Ed occorre anche preoccuparsi di quello che ci sarà dopo, di come ne usciranno le aziende. Il tema non è tanto la recessione del 2023, ma cosa resterà dopo. Ricordiamoci che ogni chiusura di azienda significa know how che si perde, patrimonio che si disperde. Per questo ripeto che occorre agire subito”.

Ci sono settori economici e industriali più esposti?

“Il problema è trasversale. Le aziende energivore sono quelle che a primo impatto subiscono il contraccolpo maggiore. In realtà grosse ripercussioni le hanno anche le aziende che lavorano soprattutto per il mercato interno. Ma, di fatto, il sistema economico è connesso, le filiere si intersecano. Se calano le esportazioni poi ci sono ricadute sui settori che producono per la domanda interna.

Questi i cardini della ricetta per non restare schiacciati dalla crisi?

“Occorre arginare le ferite aperte con i rincari energetici e le difficoltà legate alla pandemia e pianificare il futuro, la ripresa”.

In questo senso la Zls può essere un fattore decisivo?

“Assolutamente sì, una straordinaria opportunità per lo sviluppo del veneziano e soprattutto del Polesine, al centro si un’area industriale, da Bologna a Milano, da Monaco a Lubiana, ricca di opportunità e infrastrutture”.

Resta il colossale problema del caro bollette, dei costi energetici intollerabili per imprese e famiglie.

“Vero, ma dovremo abituarci a mesi di fluttuazioni dei prezzi. In questi giorni sono scesi di molto, ma non si tratta solo di manovre speculative. Il fatto è che è scesa la domanda di gas, i riscaldamenti non sono ancora attivi, aziende e famiglie ne hanno ridotto l’uso per i costi elevati, e così l’offerta sul mercato è scesa. Ma questa tendenza potrebbe ribaltarsi in fretta. Per questo occorre arginare, anzi è vitale. Sono già stati persi troppi mesi per disciplinare questo problema del costo del gas”.

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Commenti all'articolo

  • frank1

    30 Ottobre 2022 - 18:00

    l'ossigeno alle imprese? non certo con il credito...basti ricordare le somme avute dalle partite iva con la garanzia dello stato in pandemia:bene subito,ma gia' da quest'anno bisogna restituirle...e siamoiin piena crisi!! cominciamo dalle cose semplici e a costo zero:cancellare le burocrazie!! basti pensare quanto costano alle aziende le consulenze esterne per capricci di qualche burocrate

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