VOCE
ULSS 5 POLESANA
02.11.2022 - 20:00
Torneranno presto al lavoro i medici no vax dell'Ulss 5 Polesana che ad oggi risultavano sospesi perché non avevano aderito all'obbligo di vaccinazione anti-Covid19.
Decade anche l'obbligo vaccinale per il personale sanitario dopo l'approvazione del Consiglio dei ministri del decreto che ha anticipato lo stop di alcune settimane. “I medici sospesi nel nostro territorio sono 14 - spiega Francesco Noce, presidente dell'ordine dei medici locale -, 4 sono medici pensionati, 6 sono liberi professionisti, 2 sono dipendenti dell'Ulss locale e 2 sono dipendenti di Ulss di altre regioni. In queste ore siamo al lavoro per risolvere tutte le questioni burocratiche legate al loro ritorno, abbiamo infatti dovuto fare delibere di urgenza con cui togliere l'annotazione della sospensione e comunicare ai medici, o ai loro datori di lavoro, la fine del provvedimento amministrativo in atto”.
Noce spiega però che in tutta la regione Veneto la percentuale del personale medico non vaccinato risulta molto bassa mentre le percentuali più alte rimangono tra Oss, infermieri e tecnici. “Cosa che dimostra il grande senso di responsabilità dei medici sotto l'aspetto della tutela della salute”, conferma. Secondo il presidente, inoltre, la grave carenza di personale sanitario non è correlata alla sospensione dei medici non vaccinati e questo provvedimento non cambierà di molto la situazione.
“Il provvedimento ha un senso perché il quadro epidemiologico é mutato, anche grazie al fatto che ormai circa l'85% della popolazione italiana è vaccinata - prosegue Noce -. Molti cittadini non vaccinati, inoltre, hanno contratto il Covid e sviluppato gli anticorpi. L'impatto sugli ospedali è molto diverso dal periodo più critico della pandemia. La carenza di personale invece deriva da una programmazione sbagliata fatta negli ultimi anni. Questo provvedimento semplicemente anticipa di due mesi la decadenza dell'obbligo e ogni decisione sul tema spetta comunque al potere politico. Quindi, nel caso di una sanità pubblica, questi provvedimenti hanno perso anche significato e la stessa deve tenere presente anche libertà individuale del cittadino”.
Non torneranno invece a lavorare i medici radiati dall'ordine, che dovranno seguire altri percorsi. “Ma la loro radiazione non è mai stata legata all'obbligo vaccinale bensì ad altre motivazioni”, specifica. Nonostante il quadro epidemiologico sia nettamente differente, rispetto all'anno precedente, l'invito dei professionisti è comunque quello di non abbassare la guardia.
“Continuano ad esserci nuove varianti e il virus circola ancora - conclude -. Tra i vaccinati ci sono anche soggetti fragili, motivo per cui continuiamo a consigliare di non abbandonare l'uso di alcune precauzioni. L'obbligo di indossare i dispositivi di protezione nelle Rsa e nelle strutture sanitarie ci trova pienamente d’accordo, ma il consiglio è di utilizzarla anche in situazioni di assembramento o in luoghi chiusi dove il numero delle persone è molto alto. Inoltre questa è una stagione che può indebolire le difese del nostro apparato respiratorio, perché viviamo in un territorio caratterizzato da nebbie e alti livelli di pm10. A coloro che hanno già problemi respiratori si consiglia di usare la mascherina anche all’aperto, per evitare di respirare smog ed indebolire o danneggiare i polmoni”.
"Il rientro in servizio dei sanitari non vaccinati - dice da parte sua il presidente della Regione del Veneto Zaia - è una misura che io stesso auspico da tempo, anche perché l’approccio generale verso questo virus nel tempo deve inevitabilmente cambiare, andando verso una situazione di convivenza, dove, più delle norme, vale l’attenzione e l’intelligenza nei comportamenti di ogni singolo individuo. Il rientro in servizio di migliaia di sanitari inoltre, costituisce un grande aiuto per dare una risposta alla carenza di medici in tutta Italia. In Veneto sono attualmente 605 gli operatori della sanità sospesi pronti a rientrare”.
Il governatore approva anche la scelta del mantenimento delle mascherine negli ospedali. “Condivido anche la scelta di mantenere l’obbligo della mascherina all'interno degli ospedali e dei luoghi di cura in generale - osserva - dove ci sono persone malate, e quindi in condizioni di particolare debolezza, che vanno protette, anche del possibile veicolo del virus costituito dai visitatori. Si tratta di un approccio pragmatico – ha concluso Zaia - concreto, che interferisce poco con la vita di tutti i giorni della stragrande maggioranza dei cittadini, ma continua a proteggere i pazienti. Sarebbe stato un grandissimo errore togliere la mascherina”.
Intanto ieri in Veneto sono stati registrati 1.099 contagi, di cui 71 in Polesine. Un numero decisamente inferiore rispetto a quello dei giorni scorsi, probabilmente legato al fatto che nella giornata festiva di martedì scorso i test effettuati sono stati pochissimi. In Veneto da inizio pandemia i casi registrati sono 2.426.537. In Polesine invece ci sono state 104.275 positività e 820 decessi.
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