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TRIVELLE IN POLESINE

“Estrazioni, ma in piena sicurezza”

“Scelta strategica per non dipendere dalla Russia. Garantiremo l’assenza di subsidenza”

“Estrazioni, ma in piena sicurezza”

Drill baby drill. Riprendono le estrazioni di gas dai fondali del mar Adriatico, e il Polesine trema. Ma il ministro Adolfo Urso, titolare del vecchio dicastero dello sviluppo economico oggi ministero per le imprese e il Made in Italy, rassicura: “Non dobbiamo più permettere ripercussioni sull’equilibrio idraulico del territorio, in particolare quello delle province di Rovigo, Ferrara e Ravenna. La sfida, oggi, è quella di fare impresa nel rispetto dell’ambiente e delle fragilità che lo contraddistinguono”.

L’emendamento che il governo presenterà al decreto Aiuti ter, però, autorizzare le trivellazioni, purché oltre le 9 miglia dalla costa. Ad essere interessata dalle estrazioni, la fascia compresa tra Boccasette e l’isola dell’Amore: parliamo di un’area di una ventina di chilometri complessivi, da Nord a Sud, per tre miglia di estensione. Poco più di 100 chilometri quadrati.

Ministro Urso, ma avete considerato quanto avvenuto fino al 1964, con le estrazioni di metano dal sottosuolo polesano?

“Lo abbiamo considerato, e siamo tutti consapevoli di quali effetti si siano verificati nel Polesine negli anni passati. Le province di Rovigo, Ferrara e Ravenna ancora oggi risentono degli effetti disastrosi delle estrazioni avvenute dal 1938 al 1964, attività che hanno generato uno spaventoso fenomeno di subsidenza. La conseguenza dell’alterazione dell’equilibrio idraulico fu lo sconvolgimento del sistema di bonifica. Lo ripeto: non dobbiamo più permettere che tali ripercussioni si ripetano, quindi oggi la sfida vera è fare impresa nel rispetto dell’ambiente e delle fragilità che lo contraddistinguono. Per questo abbiamo posto il limite del 45esimo parallelo con la solo eccezione della fascia antistante Goro”.

E come pensate di tutelare il Polesine da nuove ripercussioni?

“Le coltivazioni saranno consentite solo previa verifica tecnica di assenza di effetti di subsidenza basata su dettagliate analisi tecnico-scientifiche e accurate verifiche condotte dal ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica”.

Quindi non è detto che ogni richiesta di estrazione venga autorizzata?

“Mi sembra doveroso, seppur superfluo, ricordare che le nuove concessioni dovranno seguire comunque l’iter autorizzativo previsto e necessiteranno di tutti i permessi da parte degli enti preposti a valutarne l’impatto ambientale e a trovare eventuali necessarie misure di mitigazione e adattamento per questi impatti”.

Quali sono i giacimenti interessati dal provvedimento?

“Abbiamo deciso di concedere nuovi permessi soltanto ai giacimenti con potenziale produzione sopra i 500 milioni di metri cubi. Un modo per non favorirne la proliferazione e per concentrarci solo su quelli più importanti. Così potremo limitare fenomeni ambientali che potrebbero essere accelerati dall’aumento delle estrazioni”.

Scusi, ma c’era proprio bisogno di autorizzare nuove trivellazioni anche davanti a un’area sensibile come il Delta del Po?

“Occorre guardare alla norma come una misura strategica e prioritaria per rafforzarci sulla via dell’indipendenza energetica dal gas russo e per garantire, parallelamente, la tenuta del nostro sistema produttivo”.

La famosa sovranità energetica?

“Sì: la nostra politica energetica si ripromette di realizzare proprio la sovranità energetica italiana ed europea per liberarci dalla dipendenza della Russia e raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica, coniugandola con le esigenze del nostro sistema sociale e produttivo. Quindi: più diversificazione nell’approvvigionamento e più produzione in Italia, privilegiando il rinnovabile ma utilizzando tutte le fonti possibili con una visione di neutralità tecnologica. L’Italia più diventare l’hub europeo del gas e l’hub mediterraneo dell’energia elettrica”.

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