VOCE
ESTRAZIONI IN ALTO ADRIATICO
10.11.2022 - 05:00
Continuano a fioccare le bocciature per il progetto di riprendere le trivellazioni a poche miglia dalla costa del delta del Po. Un no secco arrivato da parte di numerosi sindaci del territorio ma anche da moltissimi esponenti politici di ogni partito, locale e non. Contro anche il presidente del Parco Delta del Po, gli agricoltori di Cia e il consorzio di bonifica. Un'ennesima bocciatura arriva anche dal noto geologo Mario Tozzi e divulgatore scientifico, perché l'area del Delta del Po è naturalmente fragile e delicata e perché i rischi supererebbero i vantaggi.
Professor Tozzi, in questo momento l'opinione pubblica locale e nazionale è divisa in due sull'argomento, tra chi si oppone fermamente richiamando il pericolo della subsidenza e chi, invece, sostiene che sia errato dire di no a prescindere perché le tecnologie, rispetto agli anni '60 sono cambiate. Qual è la sua opinione su questo argomento?
“Gli studi effettuati nel tempo non sono chiari e non hanno del tutto provato che le trivellazioni siano l'unica causa di subsidenza, ma certamente la provocano, perché quando sono iniziare le trivellazioni, negli anni '50 e '60 il suolo del Delta ha continuato lentamente a sprofondare. La risposta di subsidenza, al fenomeno delle trivellazioni, non è immediata ma certamente in un’area delicata come quella del Delta del Po le trivellazioni non sono una scelta giusta”.
Quali sono i pericoli che queste trivellazioni possono causare ma soprattutto ne vale la pena rispetto ai quantitativi di gas estratti?
“Per fare le corrette valutazioni è bene ricordare che c'è sempre un fenomeno di subsidenza naturale nei terreni. Certo è che, a causa delle stesse, nella zona di Ravenna, ad esempio, il suolo è sceso di circa 380 centimetri. Quel gas che estraiamo dal terreno ci porta ad una produzione nazionale del 15%, una percentuale davvero molto piccola rispetto alle quantità che importiamo e che non porterà certamente alla diminuzione del prezzo che ci si aspetta. Tutti ottimi motivi per lasciar perdere le trivellazioni”.
È corretto secondo lei riprendere le trivellazioni, in un momento in cui tra l'altro si parla sempre più della necessità di investire in fonti energetiche alternative rispetto a quelle che abbiamo usato fino ad oggi?
“Si dovrebbe investire ogni centesimo in fonti di energia rinnovabili, e invece continuiamo ad investire sul gas e sulle estrazioni. La transizione ecologica, di conseguenza, durerà ancora di più e queste scelte ci allontaneranno sempre di più dagli obiettivi prefissati”.
Relativamente al recente terremoto nelle acque dell'Adriatico, qualcuno ha imputato questo sisma alla presenza delle trivelle. È giusto dare per scontato che sia solo colpa delle trivelle?
“Direi proprio di no. Esiste una possibilità di terremoti locali quando si pompa nei serbatoi sotterranei, ovvero quando si fa fracking (una tecnica estrattiva che sfrutta la pressione dei liquidi per provocare delle fratture negli strati rocciosi più profondi del terreno per agevolare la fuoriuscita del petrolio o dei gas presenti nelle formazioni rocciose per consentirne un recupero più rapido e completo), per sfruttare al meglio il pozzo. Il terremoto avvenuto nelle Marche ieri, però, è stato molto intenso e molto profondo, è quindi impossibile collegarlo, come causa, alle trivelle presenti”.
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