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l’intervista

“Più gas al Paese? Noi ci siamo”

“Il tema degli extraprofitti non riguarda il rigassificatore, svolge un servizio, non è proprietario de gas”

“Più gas al Paese? Noi ci siamo”

Il presidente del veneto Zaia ha detto che sarebbe favorevole ad un aumento della capacità del rigassificatore Adriatic di Porto Viro per aumentare la diversificazione energetica dell’Italia. Ribadendo una volta di più il valore strategico dell’impianto off shore che sorge al largo di Porto Levante. Ma sarebbe possibile? A parlarne è Alfredo Balena, responsabile delle relazioni esterne di Adriatic Lng.

Balena il rigassificatore di Porto Viro sarebbe pronto a questo aumento di capacità di trattamento del gas?

“Sono programmi che non si fanno dall’oggi al domani. Ma certo si tratta di un tema sul quale si sta ragionando. Nell’ultimo anno il nostro impianto è passato da 8 miliardi di metri cubi all’anno di gas a nove miliardi. Un aumento importante. Incrementare ulteriormente in linea teorica sarebbe possibile, e lo si sta valutando, ma si dovrebbe intervenire in due modi”.

Può spiegarli in termini semplici?

“In sostanza ci sono due modi per aumentare la quantità di gas da trattare. Il primo consiste nell’aumentare attrezzature e unità di rigassificazione, con un investimento ad hoc. L’altro modo è andando a cambiare le modalità operative con cui si opera, facendo, in pratica, girare in modo maggiore la macchina già in funzione e far arrivare più navi di gas liquefatto. In questo caso però la resa non sarebbe eccessiva. Spingendo le macchine e ottimizzando la manutenzione, quindi, con più frequenza, con più squadre all’opera, si velocizzerebbe il tutto e si potrebbe così recuperare nuova capacità. Il primo modo, invece, quello descritto sopra, prevede nuove attrezzature tecniche e permetterebbe di ottenere risultati più consistenti. Ma con investimenti e tempistiche maggiori.

In ogni caso si tratta di una pianificazione che richiede tempi non brevissimi.

“Sì, ma in questo campo si deve ragionare in prospettiva, perché il tema dell’energia è destinato a durare”.

E quindi il problema dell’approvvigionamento del gas?

“Occorre chiarire. Se l’Italia continuasse a ricevere forniture di gas dalla Russia come negli anni scorsi l’approvvigionamento non sarebbe un problema. Con le interruzioni degli ultimi mesi, invece sì. Per questo altrettanto importante è la diversificazione, per non dipendere solo da una fonte. E per questo il programma del governo si basa proprio su questo, con i nuovi rigassificatori in corso di realizzazione, ad esempio a Piombino; e poi con le estrazioni di gas, e ovviamente anche con il possibile potenziamento degli impianti esistenti, come quello di Porto Viro”.

A proposito di estrazioni di gas, tema che da giorni sta sollevando dibattito e polemiche. La quota che se ne ricaverebbe sarebbe comunque limitata.

“Relativamente. Nel 2021 in Italia si è estratto solo il 4% del gas utilizzato. mentre 15/20 anni fa si produceva il 25%. In tutto questo tempo si sono fermati investimenti e ricerca nel settore. E tutto il gas necessario è stato acquistato all’estero. Con la ripresa delle estrazioni, a livello generale, non parlo del Polesine, si potrebbe arrivare al 10/12%. Poco rispetto al 100%, ma comunque più del 4%. Non scordiamo poi che i metodi di estrazione, la ricerca, la tecnologia non è quella di 40 anni fa. Se partiamo dal concetto che il gas servirà anche nei prossimi decenni non possiamo rimanere indietro con le infrastrutture. Per non dover dipendere, appunto, da una sola fonte o da un solo collegamento con i Paesi esportatori. Con una buona diversificazione, inoltre, è possibile far fronte ad eventuali crisi internazionali, è possibile scegliere e gestire una politica energetica con maggiori frecce al proprio arco”.

Restiamo sul tema estrazioni. In caso di nuove trivellazioni il terminal di Porto Viro non avrebbe nulla da temere giusto?

“Lo escludo. La piattaforma poggia sul fondo del mare, ma la subsidenza non è un fenomeno che avviene da un momento all’altro, ci sono sistemi di monitoraggio continuo”.

Tutto quello che è successo negli ultimi due anni, e quello che è ancora in atto, dimostra ancor di più la lungimiranza della scelta, risalente alla fine degli anni ‘90, di realizzare il rigassificatore al largo del Polesine.

“Assolutamente sì. Il nostro rigassificatore ‘lavora’ 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno, circa il 12% del fabbisogno nazionale di gas, ma oltre il 55% della rigassificazione in Italia. Se non ci fosse stata questa infrastruttura in questo momento saremmo stati in grande difficoltà. Ricordo che all’epoca c’erano una decina di progetti di rigassificatori. Se ne fecero due, uno a Porto Viro”.

Quale fu la svolta decisiva di quegli anni? Perché ci furono anche delle resistenze.

“Ci fu una ferma determinazione da parte degli azionisti di realizzare il terminal in Polesine. Non mollarono la presa. Ricordo che all’epoca la British gas era stata autorizzata a realizzarne uno in Puglia. Ma fu costretta ad abbandonare il progetto a causa dell’opposizione del territorio. In Polesine all’inizio ci fu qualche perplessità, ma è normale quando si parla di un nuovo impianto. Poi ci si è seduti attorno ad un tavolo, è stato spiegato quello che sarebbe stato realizzato e tutti hanno capito, dalla Regione agli enti locali. Ed ora tutti riconoscono l’importanza di quella scelta. E i benefici che ne sono derivati”.

Quando si parla di grandi opere il territorio è sempre guardingo

“Certo, ma poi se non si hanno pregiudizi le cose vengono comprese. Allora si conosceva poco della rigassificazione, qualcuno sollevava timori infondati. La sicurezza sulle piattaforme di rigassificazione è massima, non ci sono mai stati incidenti, gli impianti sono davvero sicuri”.

E’ il tema degli extraprofitti? Qualcuno chiede che le grandi aziende possano pagare di più per i profitti che realizzano. Anche per il rigassificatore?

“Su questo tema c’è un po’ troppa confusione. Adriatic non realizza extraprofitti, non è proprietaria del gas, semplicemente gestisce l’infrastruttura, che ha delle tariffe regolamentate dall’Arera e accordi di lungo periodo con i fornitori. Noi facciamo un servizio, e infatti non siamo inclusi ne decreto legge sugli extraprofitti. Noi mettiamo l’infrastruttura a disposizione degli operatori che vogliono portare il gas liquefatti in Italia. Questi operatori verificano le nostre tariffe, partecipano alle gare per il servizio, gare ovviamente regolate a livello europeo, e pagano il servizio che noi mettiamo a disposizione”.

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