La lirica si apre col Rigoletto di Verdi

Al via la stagione lirica del teatro Sociale di Rovigo, ad aprire il sipario sarà il “Rigoletto” di Giuseppe Verdi sul palcoscenico venerdì alle 20.30 e in replica domenica alle 16. Ieri mattina al Ridotto c’è stata la presentazione nell’ambito di “Rovigo città che legge”.

“Il nostro è un teatro di tradizione che apre con un titolo prestigioso e adeguato - ha commentato soddisfatto il vicesindaco e assessore alla cultura Roberto Tovo - ringrazio il direttore artistico per la qualità e lo spessore del cartellone proposto. Un ringraziamento al regista per l’impegno di questo allestimento e a tutto il cast. Aprire con un titolo così di spessore è anche frutto di una serie di collaborazioni e coproduzioni. Sinergia e confronto sono alla base di una programmazione di qualità, volta a promuovere questo grande patrimonio culturale che è la lirica. Il pubblico sta già rispondendo bene, all’anteprima del Teatroragazzi hanno partecipato già 500 giovani”.

Rigoletto di Giuseppe Verdi, per la regia Giuseppe Emiliani e le proiezioni di Federico Cautero è, come ha sottolineato Luigi Puxeddu, direttore artistico del Teatro Sociale, una coproduzione con i teatri di Treviso, Bassano e Padova e avrà un cast internazionale con Sebastian Catana nel ruolo di protagonista, Marco Ciaponi nel ruolo del Duca di Mantova e Yiulia Merkudinova - selezionata nelle audizioni di aprile al Sociale - nel ruolo di Gilda. “Dopo il Rigoletto nel 2022 e la Traviata nel 2021, la seconda parte della stagione proseguirà nel 2023 con Il Trovatore, concludendo la famosa Trilogia popolare di Giuseppe Verdi - spiega Puxeddu - un ringraziamento particolare ai tecnici del nostro laboratorio di Sant’Apollinare che hanno curato le scenografie e non solo di quest’opera. Diamo spazio alle eccellenze del nostro territorio”.

L’opera è poi stata “sviscerata”, dal regista Giuseppe Emiliani: “Rovigo è uno dei teatri dove si lavora sempre volentieri. Allestire un’opera di Verdi è sempre interessante, perché Verdi ha un’anima eccelsa, credo sia il compositore ideale per un regista. Verità, semplicità e naturalezza, sono le tre parole sulla quale si basa l’opera che vede sul palco un grande cast. Ho sempre pensato che Rigoletto fosse una storia di solitudine e amori sbagliati. Un’opera che mette in luce il dramma del guardare, un guardare che quando diventa vedere, si trasforma in tragedia. Con lo scenografo Federico Cautero e il costumista Stefano Nicolao, abbiamo condiviso un rigore formale che mira all’essenzialità per meglio esaltare la musica e il canto. Abbiamo creato atmosfere senza fronzoli inutili con l’intento di ottenere un equilibrio tra tutti gli elementi come canto, scena, recitazione, costumi) senza che uno prevalga sugli altri. Creando un impianto scenico ricco di suggestioni visive, quasi cinematografico, con evidenti rimandi a Mantova, città delle nebbie e degli affreschi sensuali di Giulio Romano”.