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IL CASO

"Dialetto a scuola? Insensato e fuori dal tempo"

Ai Rodigini la proposta non piace

“Io preside a 70 km di distanza”

Continua a tenere banco in questi giorni tra l’opinione pubblica il dibattito sull’introduzione o meno del dialetto veneto nelle scuole, con l’obbligatorietà di questo insegnamento così come proposto dal leghista Bitonci e da altri parlamentari.

Si tratta solo di una proposta, ma che si è già presa lo spazio della ribalta con esponenti della cultura, della politica e delle istituzioni che hanno voluto dire la loro.

I rodigini d’altro canto sono favorevoli al recupero e alla difesa delle tradizioni del territorio ma una vera e propria materia scolastica la ritengono eccessiva, perché come spiega Elisabetta: “Esistono così tante sfumature e differenze territoriali nel dialetto veneto che la vedo difficile trasformarlo in una vera e propria materia e insegnarlo. Sono invece favorevole a delle ore facoltative, magari anche al pomeriggio, dove si possa far recuperare ai ragazzi i detti e i modi di dire della tradizione, ma una materia mi sembra eccessivo”.

Anche Francesco è d’accordo e aggiunge: “Dal punto di vista culturale è un’iniziativa lodevole - spiega Francesco - ma il mondo va avanti in direzione opposta. C’è bisogno di maggior capacità di interloquire fuori dai confini nazionali perciò le lingue straniere sono fondamentali per comunicare e sono quelle che servono veramente. Va bene studiare la storia veneta ma dal punto di vista linguistico meglio preferire altre lingue anche perché esistono diverse sfumature del dialetto in base al territorio, sarebbe difficile uniformalo. In Veneto nelle varie comunità esiste ancora un forte senso di attaccamento e quindi credo che il dialetto non scomparirà”.

Virgilio invece è contrario perché ritiene il dialetto una lingua viva e fluida che non può essere schematizzata in una struttura grammaticale rigida: “Non riesco a vederne la motivazione culturale. Il dialetto veneto non può essere una materia di insegnamento. L’italiano è bellissimo ed il dialetto rimarrà una lingua viva e quotidiana, praticata dalle persone con grande libertà e quindi continueranno a parlare il dialetto nelle conversazioni familiari e amichevoli. A scuola meglio insegnare l’italiano”.

Infine, secondo Elena, un po’ di cultura veneta la si potrebbe inserire nelle ore di storia o letteratura, ma senza prevedere una nuova materia apposita: “La tradizione veneta va mantenuta e coltivata in altri modi. A scuola ritengo che non sia proprio necessario aggiungere questa materia. Sono più favorevole invece ad insegnare la poesia veneta e la storia veneta nelle ore di letteratura e storia”.

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