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il dialetto a scuola

Ronco: “Parlar veneto è bello”

“Giusto mantenere le nostre tradizioni. Occorre però intendersi su quale dialetto parlare”

Ronco: “Parlar veneto è bello”

Dialetto Veneto inserito tra le materie scolastiche, questa la proposta depositata dalla Lega per la tutela le minoranze linguistiche storiche. Il testo interviene in prima istanza aggiungendo, quindi, anche il dialetto Veneto tra le lingue storiche tutelate ed inserisce ‘provvedimenti relativi all'obbligatorietà dell'insegnamento delle lingue minoritarie nel rispettivo territorio regionale nonché la tutela delle stesse lingue e culture minoritarie anche fuori dai confini nazionali italiani’. Ecco la posizione di Andreas Ronco, che gestisce la pagina web “Il veneto imbruttito”.

Ronco, insegnare il dialetto veneto negli istituti scolastici, cosa ne pensa?

“In questi giorni se ne sta parlando molto. Sono convinto sostenitore del parlar veneto, della riscoperta ed il mantenimento delle nostre tradizioni, quindi mi piace come proposta. Il veneto è considerata una lingua e ha più di mille anni di storia e già altre regioni, come Sardegna o Trentino già lo fanno. Il dibattito, più che altro è incentrato sul quale dialetto parlare, se quello di Rovigo, quello di Treviso o di Venezia ecc. Esiste l’”Accademia della Bona Creanza”, un’associazione che si occupa proprio della lingua veneta. Qui ci sono persone che hanno studiato e racchiuso, identificando il vero veneto da cui provengono poi tutte le forme dialettali, di città e paesi”.

Tra le altre cose si propone anche la possibilità di stipulare accordi con emittenti di servizio pubblico, radio e tv locali per programmi in dialetto. Potrebbe funzionare?

“Non credo, penso sia molto difficile da attuare in Italia. E’ un’idea bella ma non so se seguirei una tv in solo dialetto. Sarebbe necessaria prima una trasformazione culturale molto lunga. Primo perché siamo abituati a programmi in italiano e secondo non so chi investirebbe, anche in pubblicità, su un programma come questo? Un programma in solo dialetto ha funzionato in altri paesi, penso ad un Brasile che conta una forte presenza veneta. Lì ci sono programmi televisivi nazionali che parlano veneto. Accade perché o si parla portghese o veneto, quindi parlano veneto da quando sono piccoli”.

Il testo cita anche iniziative delle regioni per promuovere la tutela e la valorizzazione di queste lingue minoritarie, anche al di fuori dei confini regionali ed italiani? Pensa sia importante "esportare" la conoscenza dei dialetti?

“Sicuramente potrebbe essere interessante, perché c’è stata anche una riscoperta negli ultimi anni del dialetto veneto. Moltissimi influencer lo usano nei loro canali perché apprezzato anche fuori regione. Io stesso nel mio modo comunicativo lo uso, sfruttando luoghi comuni per combattere i luoghi comuni”.

Nei canali social de ‘Il Veneto Imbruttito’ spesso propone video ironici che mostrano reazioni nei confronti di chi parla veneto. Che riscontri ha dalle persone?

“Credo che la reazione delle persone dipenda sempre da come ti poni. Detto questo, con il mio socio ‘Toni Sugaman’ abbiamo fatto numerose candid camera anche all’estero, Germania, Canarie, Spagna, parlando veneto e verificando se ci capivano. Abbiamo trovato sempre gentilezza e accoglienza. A Napoli, poi, dove abbiamo scambiato servizi, come una notte in hotel, con alcuni sacchetti della ‘Patata Veneta’ sono stati incredibili. Capivano tutto, rispondevano in napoletano, ma ci capivamo comunque. Ci aspettavamo si arrabbiassero, ed invece sono stati veramente simpatici e divertenti. Tra l’altro il video è stato apprezzato moltissimo anche dai napoletani stessi. Credo questi scambi siano fondamentale, proprio per sfatare i tanti luoghi comuni, anche tra Nord e Sud”.

“Forse allora il dialetto Veneto è più conosciuto di quanto immaginiamo”

“Il dialetto veneto delle zone di Rovigo e Padova è quello più comprensibile. Quello del trevigiano o di Belluno è molto più complesso. A volte non lo capisco nemmeno io”.

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