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L'INCHIESTA

Clamoroso, chiesti 12 anni per l'ex prefetto di Rovigo

Per la tragedia di Rigopiano, avvenuta quando rivestiva lo stesso incarico a Pescara

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L'ex prefetto di Rovigo Francesco Provolo

L'ex prefetto di Rovigo, Francesco Provolo, rischia una condanna a 12 anni di reclusione. Questa, perlomeno, è stata la richiesta di pena fatta dal pubblico ministero a Pescara, nell'ambito dell'inchiesta per la tragedia di Rigopiano, nella quale persero la vita ben 29 persone. All'epoca, dopo avere diretto l'ufficio territoriale del Governo di Rovigo, Provolo era prefetto di Pescara.

La Procura di Pescara ha chiesto la condanna dell’ex Prefetto di Pescara Francesco Provolo a 12 anni, dell’ex presidente della Provincia Antonio Di Marco a 6 anni, e al sindaco di Farindola Ilario Lacchetta a 11 anni e 4 mesi. Tutti e tre, assieme ad altri tecnici comunali e dirigenti pubblici, sono accusati a vario titolo di omicidio, disastro colposo e lesioni nel processo per la tragedia di Rigopiano, la valanga che il 18 gennaio 2017 travolse l’hotel abruzzese e causò la morte di 29 persone.

Alla provincia di Pescara la procura contesta di non aver sgomberato dalla neve la strada provinciale 8 per permettere agli ospiti dell’hotel Rigopiano di andare via dal resort. Al sindaco Lacchetta, invece, viene contestato di non aver messo in atto il Piano d’emergenza e di non aver evacuato l’hotel per tempo. La tesi sostenuta dal pm Andrea Papalia è questa: i ritardi da parte della prefettura di Pescara nel coordinamento dei soccorsi e le inadempienze del comune e della provincia avrebbero giocato un ruolo determinante nella tragedia di Rigopiano.

"L’intera vicenda – ha spiegato Anna Benigni, altra pm che rappresenta l’accusa – è il frutto di gravi omissioni da parte di Comune, Provincia, Regione e Prefettura, e responsabilità da parte di una classe dirigente protagonista di malgoverno e impegnata a soddisfare interessi clientelari invece che quelli dei cittadini". Secondo l’accusa, a Rigopiano "si è assistito al fallimento del sistema di Protezione civile".

 I tre imputati indicati sopra (ex prefetto, ex presidente di provincia e sindaco) non sono gli unici per cui la procura ha chiesto una condanna. Questo l’elenco completo richiesto dall’accusa: per l’ex Prefetto Francesco Provolo 12 anni, per i dirigenti della Prefettura Leonardo Bianco 8 anni, Ida De Cesaris 9 anni. Per il sindaco Ilario Lacchetta sono stati chiesti 11 anni e 4 mesi come per il dirigente comunale Enrico Colangeli. Per i dirigenti della provincia di Pescara Paolo D’Incecco e Maurio Di Blasio 10 anni, mentre per l’ex presidente Antonio Di Marco la richiesta è di 6 anni. Per i dirigenti regionali Carlo Giovani, Pierluigi Caputi, Emidio Primavera, Sabatino Belmaggio, Carlo Visca 5 anni, 7 per Vincenzo Antenucci. Per gli ex sindaci del comune di Farindola Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico 6 anni, per Bruno Di Tommaso, gestore dell’hotel, 7 anni e 8 mesi. Pene di 4 anni per il geologo Luciano Sbaraglia. Per i dirigente provinciali: 4 anni per Giulio Honorati. 3 anni per Tino Chiappino, 2 per Andrea Marrone, un anno per il tecnico Giuseppe Gatto. Sul fronte del depistaggio in Prefettura: 2 anni e 8 mesi per Daniela Acquaviva e Giulia Pontrandolfo, 2 anni per Giancarlo Verzella. Chiesta l’assoluzione per Antonio Sorgi e i funzionari della Prefettura Salvatore Angieri e Sergio Mazzia. Per la Gran Sasso Resort – e, di conseguenza, per l’imprenditore Paolo Del Rosso – la richiesta è di 200 mila euro.

 

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Commenti all'articolo

  • frank1

    25 Novembre 2022 - 08:24

    perchè clamoroso?? se uno è assunto come dirigente,ed ha una responsabilita' e uno stipendio come tale,deve assumersi le proprie responsabilita'..come nel privato...con la differenza che in questo caso,tutto andra' nella classica bolla di sapone!!

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