VOCE
ROVIGO
01.12.2022 - 09:07
Prandini: “Con la lettera volevo rinforzare il gruppo”. Chendi: “Uniti sulla questioni politiche”
“Il Pd si è dimostrato unito nella votazione dell’emendamento”. “Il Pd è spaccato al suo interno, ma con la lettera al sindaco pensavo di dare forza e copertura politica al gruppo consiliare”. Bastano queste due diverse interpretazioni di quanto avvenuto l’altra sera in consiglio comunale per mostrare la condizione di un Pd che a volte non viene compreso dai suoi stessi elettori.
Perché se è vero che da una parte il negoziato e la mediazione dei dem ha permesso al partito di votare la mozione della maggioranza sulla fiducia al sindaco; dall’altra parte è vero che i punti di frizione fra Pd e sindaco ci sono ancora. Lo stesso capogruppo Chendi nel suo intervento ha detto che “ci sono cose da sistemare”. Eppure la sensazione è quella di un partito diviso, Chendi in aula martedì sera ha detto di essere stato all’oscuro della lettera con cui il segretario Giacomo Prandini ha attaccato il sindaco Gaffeo. E lo ha ribadito ieri: “E’ stata una scelta personale del segretario non concordata”. Graziano Azzalin è arrivato, in aula, a definirla ignobile “chiederò le dimissioni di Prandini”.
L’interpretazione più semplicistica è che all’interno del partito la linea non è affatto granitica, o condivisa, visto che nessuno dichiara di riconoscersi nella lettera del segretario. E non si tratta di una opinione personale su chissà quale argomento, ma di un vibrante attacco al sindaco della coalizione che il suo stesso partito sostiene.
Martedì la mozione presentata da Forum e Civica Gaffeo poteva potenzialmente spaccare la maggioranza. Chiedeva infatti un voto di fiducia a sindaco e giunta. Il Pd, da sempre critico con la giunta, per votarla ha preteso di correggere il tiro della mozione. E così è sparita la parola “giunta” a fianco di “fiducia”, ed è stata inserita la specificazione di un impegno del sindaco a ritrovare unità nella coalizione, anche a livello provinciale. E come ha sottolineato Michele Aretusini della Lega, si è trattato di una esplicita “ammissione di divisione, un segnale di debolezza”.
Poi Pd e maggioranza hanno votato in modo compatto approvando la mozione. Lo stesso Chendi ha precisato che “qualcosa da sistemare c’è e sarà fatto”, ma di fatto tutto il Pd ha votato la fiducia per le cose fatte dall’amministrazione e per il futuro. Ma che tutto sia risolto è impossibile da dire. Ieri Chendi ha spiegato che “sulla mozione abbiamo trovato la quadra. Ora c’è il grosso nodo del bilancio, alla formazione del quale vogliamo partecipare. Se non sarà così lo diremo”. Come a far capire che la fiducia accordata a Gaffeo non è illimitata. Ma la loro scelta i dem l’hanno fatta, mediando, ma dimostrando di non voler uscire dalla maggioranza, nonostante l’affondo del segretario comunale. Ma da qui a dire che il Pd sia unito ce ne passa.
“In aula abbiamo dimostrato che sulle questioni politiche siamo uniti”, ha detto Chendi, volendo però nascondere la grande lacerazione interna che dura da mesi e mesi. Per non parlare dell’alterco fra Azzalin e la presidente del consiglio Nadia Romeo, andato avanti per diversi minuti e con Azzalin che ha parlato di gestione popolare e familiare del partito, “velina passata al segretario per quella lettera ignobile”, e poi scambi di punzecchiature al vetriolo fra lui e la Romeo. Insomma derubricare queste divisioni a “questioni personali” è ben più azzardato di un’arrampicata sugli specchi. Tanto più che ieri Prandini, al centro delle polemiche per quella lettera, ha ammesso candidamente che “voleva essere un contributo al gruppo consiliare. Dovremo tutti riflettere su quello che è avvenuto in aula”.
Ieri a dire il vero l’imbarazzo fra i militanti del Pd non era poco, perché per settimane si è parlato di critiche all’operato della maggioranza, poi è stata votata una mozione di fiducia al sindaco, presentata solo per far uscire il Pd allo scoperto. Il Pd ha negoziato l’emendamento, ma la sua posizione critica nei confronti della giunta ne è uscita indebolita.
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