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PAGAMENTI ELETTRONICI

Ma davvero il Pos costa più del contante? Non sempre...

L'ultimo studio rivela una realtà per certi versi inattesa

Da oggi, multe a chi non fa pagare col Pos

Uno dei temi più dibattuti del momento è l'obbligo, per gli esercenti, ma non solo, di accettare i pagamenti con Pos al di sopra di un determinato importo. Tra le obiezioni dei diretti interessati, l'incidenza della commissione bancaria sull'operazione. Ora, un articolo sul Fatto Quotidiano interviene per fare chiarezza su questo punto.

I numeri raccolti dal fattoquotidiano.it con l’aiuto dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano raccontano una realtà un po’ diversa rispetto a quella spesso lamentata dagli esercenti. Per le microtransazioni, la moneta elettronica è ormai più conveniente rispetto al contante, che – come rileva la Banca d’Italia – porta con sé una serie di balzelli nascosti come i costi di trasporto, il rischio di furti (e la conseguente necessità di assicurarsi), gli errori umani sui resti. Per gli acquisti sopra i 15 euro le commissioni richieste dalle banche che offrono le condizioni migliori sono invece poco superiori al costo del contante. 

Diversi istituti di credito hanno adottato iniziative che riducono le commissioni sulle piccole transazioni. Intesa Sanpaolo, ad esempio, ha azzerato il canone mensile fino a fine 2022 e annullato le commissioni per le transazioni sotto i 15 euro per tutte le piccole medie imprese fino al termine del 2023. Il costo di attivazione fino a dicembre 2022 è stato abbassato da 200 a 60 euro. Misure simili sono proposte anche da Unicredit, che ha azzerato le commissioni sotto i 10 euro – con scadenza al 31 dicembre – per tutte le imprese con un fatturato annuo al di sotto dei 5 milioni di euro. Nexi, invece, ha annullato le commissioni per tutti gli acquisti sotto i 10 euro con termine dicembre 2023. In questo caso verranno rimborsate per intero ogni sei mesi agli esercenti.

Anche uscendo dai tradizionali circuiti di pagamento si trovano diverse offerte. Satispay non trattiene percentuali per gli acquisti sotto i 10 euro, mentre per quelli superiori a tale cifra vengono richiesti 20 centesimi. L’azienda non impone alcun costo per l’attivazione del servizio. Axerve propone per i nuovi clienti due mesi di canone gratis e in seguito un canone mensile fisso, che varia a seconda del fatturato, e nessuna commissione sui pagamenti. Ad esempio, gli esercenti che transano con moneta elettronica fino a 30.000 euro devono pagare ogni mese 22 euro + Iva. Sulla stessa riga anche Worldline: nessuna percentuale trattenuta fino a 3.000 euro, poi lo 0,90%.

Per gli acquisti superiori ai 15 euro, al contrario, quasi tutte le banche trattengono una commissione per il servizio che viene offerto. Rimane difficile stabilire una percentuale precisa e quindi il costo effettivo della moneta elettronica: le commissioni variano a seconda delle transazioni annue degli esercizi commerciali, dei pacchetti di offerta delle banche e dei diversi circuiti di pagamento. In media si attestano tra lo 0,9% e l’1,8%. Alcuni esempi: Nexi chiede l’1,2%, Intesa Sanpaolo l’1,8%, Unicredit fino a gennaio 2023 abbassa la percentuale allo 0,9%. Circuiti alternativi come Wordline trattengono la percentuale dello 0,9% solo per i pagamenti superiori ai 3.000 euro. Prendendo come riferimento una commissione media dell’1,5% – come suggerisce l’Osservatorio Innovative Payments – si può stimare quanto costa agli esercenti accettare la moneta elettronica. Su un acquisto di 30 euro alla banca vanno 45 centesimi. Su uno scontrino di 60 euro, il limite sotto cui i commercianti non saranno obbligati ad accettare la moneta elettronica, l’esercente ci rimette 90 centesimi.

E invece, si dirà, il contante è gratis. Ma davvero? “Si sente spesso dire che usare le banconote non costa nulla, ma non è vero”, spiega a ilFattoquotidiano.it Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments. Il tempo di rendicontazione della cassa, il costo di trasporto, le assicurazioni che devono essere sottoscritte dai commercianti, il rischio di errore umano e i mancati resti sono alcuni esempi. Il costo del contante – spiega Banca d’Italia – è particolarmente elevato nei piccoli esercizi commerciali, dove non c’è una struttura organizzativa solida. Secondo il report, il costo delle banconote si aggira per ogni spesa intorno ai 19 centesimi: si tratta dell’1,1% per ogni scontrino medio. Un valore poco al di sotto della percentuale media imposta dalle banche per gli acquisti al di sopra dei 15 euro, ma superiore rispetto alle commissioni azzerate per le microtransazioni. “Negli anni è stato fatto un grande lavoro sulle commissioni”, precisa Asaro. E anche gli italiani sembrano essersene accorti, tanto che alla fine di quest’anno l’Osservatorio stima che “ci saranno circa 400 miliardi di transato digitale, che equivale al 42% dei consumi”. Le misure che si sono susseguite a partire dal 2012 “hanno avuto il merito di abbattere le barriere psicologiche dei consumatori nell’usare la carta di credito” – conclude Asaro – perché hanno reso la moneta digitale un valido concorrente del contante.

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Commenti all'articolo

  • frank1

    01 Dicembre 2022 - 12:09

    quando parlano chi non l'hai avuto...belle parole..sembra il sito de "tuttogratis"...ma dimenticano di menzionare i bolli negli estratti conto..che lo stato assetato comè,se ne guardate bene da eliminare.quindi:informarsi!!

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