VOCE
ESTRAZIONI IN ALTO ADRIATICO
05.12.2022 - 15:00
Un emendamento per spingere le trivelle un po’ più in là. Anzi, due. Il primo è quello presentato al ministero dell’Ambiente, e che sarà discusso al Senato a partire dal 12 dicembre, dal senatore polesano Bartolomeo Amidei (Fdi), con cui si modifica il testo del dl Aiuti quater spostando il limite per poter estrarre idrocarburi dal sottosuolo dell’Adriatico quaranta chilometri a sud del 45esimo parallelo. In questo modo, dunque, sarebbe “salvo” lo specchio di mare di fronte al Delta ma anche di fronte alla costa dei lidi ferraresi, spostando nel ravennate il limite fino a cui le trivelle si potranno spingere.
Il secondo emendamento è stato depositato invece dal senatore Alberto Balboni, ferrarese, sempre di Fdi, e propone di spostare il limite per le trivellazioni dalle attuali nove miglia previste a 20 miglia.
Insomma, una manovra a doppio aggiramento per riuscire a portare le trivelle quanto più lontano possibile dal nostro Delta del Po.
Spiega Amidei: “Tutto il territorio è compatto nel dire no alla ricerca e all’estrazione di idrocarburi in Polesine. La nostra provincia, su questo versante, ha già pagato un prezzo altissimo nei decenni passati. Oggi tanto i sindaci quanto la Regione sono consapevoli dell’importanza di scongiurare il rischio di nuove trivellazioni”.
Nei giorni scorsi, anche la Provincia di Rovigo ha approvato, all’unanimità, in consiglio, un documento contro le trivellazioni. “Facciamo fronte comune per dire no alle trivellazioni nel mare Adriatico - aveva, in quella sede, dichiarato il sindaco di Porto Tolle Roberto Pizzoli - la contrarietà del territorio è trasversale. Vogliamo garantire la sicurezza idrogeologica e tutelare il distretto ittico e il patrimonio naturalistico”. Nei giorni precedenti, anche tutti i Comuni del Delta del Po, uno dopo l’altro, avevano approvato nei propri consigli comunali un documento di netta contrarietà rispetto a nuove estrazioni in Polesine. Obiettivo, fermare le trivelle per evitare il rischio subsidenza, che potrebbe far abbassare ulteriormente il suolo del Polesine e del Delta in particolare, già sotto al livello del mare, vanificando gli sforzi e gli invstimenti fatti per la difesa idrogeologica del territorio.
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