VOCE
l’intervista
10.12.2022 - 21:00
La storia dell’Ucraina, in un percorso che ha portato all’esplosione del conflitto, nel nuovo libro di Nicolai Lilin, scrittore e tatuatore di origini siberiane, che nel suo passato ha anche un percorso di ospitalità ai moltissimi cittadini ucraini, proprio in Polesine. E proprio in Polesine, in una casa di campagna, Lilin dice di aver accolto e ospitato oltre 60 famiglie ucraine. Lilin ha tesi piuttosto dure sulle responsabilità della guerra in Ucraina, pochi giorni fa sugli schermi de La Sette ha avuto un diverbio col sindaco di Venezia Brugnaro che non accettava le tesi troppo assolutorie di Lilin nei confronti della Russia di Putin.
Lilin, partiamo dal suo nuovo libro “Ucraina, la vera storia”, una cronistoria della nascita di questo Paese.
“Dal 24 febbraio, a causa della guerra, tutti abbiamo scoperto l’esistenza dell’Ucraina, Paese a cui sono molto legato. Ho deciso di condividere la mia conoscenza della sua storia. Tra gli amici più cari c’era Oles' Buzyna, scrittore ed antropologo che viveva a Kiev, ucciso nel 2015 dal nuovo governo ucraino, quello che ha portato al potere questa frangia nazionalista trasformatasi in nazismo. Con lui avevo parlato molto, per capire la complicata creazione di questo paese. Il libro si apre con la sua storia e con una poesia che aveva scritto prima di morire. Un libro in cui racconto quelli che sono stati i più importanti avvenimenti che hanno spinto questa situazione drammatica verso la guerra”.
Qual è quindi la storia di questo paese che forse in tanti non conosciamo?
“Un’Ucraina creata in vari passaggi, prima con l’identità nazionale, poi con la base politica, creata dai comunisti nel 1917, definendo le frontiere. L’Ucraina era regione dell’impero russo, ma aveva un altro nome, Ucraina in russo indicava semplicemente i territori di frontiera e all’epoca c’erano più ucraine. Un paese che era destinato al fallimento, nella seconda parte del libro faccio anche un’analisi economica dove si evidenzia che, dal 1991 il problema principale è stata l’incapacità del Governo di gestire gli impianti industriali rimasti dai tempi sovietici: centrali nucleari, idroelettriche e impianti metallurgici. Quando l’Unione Sovietica si è divisa divisa e l’Ucraina è diventata indipendente li hanno dati a privati che, volendosi arricchire in fretta, non hanno investito in ammodernamenti”.
Come si è arrivati al conflitto?
“Nel 2014, è iniziata la guerra civile, con i rivoltosi e l’occidente che li ha sostenuti. Le regioni ad est, di etnia russa, sono state private del diritto di parlare la loro lingua, così si è creata la guerra. Loro hanno chiesto l'autonomia con una rappresentanza parlamentare e Kiev ha risposto con l’esercito”.
Le vere vittime di ogni conflitto sono però i civili.
“Gli ucraini, ma anche gli stessi russi, sono vittime di questo sistema, come ogni popolo soffre le decisioni dei propri governi. Dal 2014 ho iniziato ad ospitare cittadini ucraini in una casa di mia proprietà in Polesine, venduta questa primavera. Da allora ho ospitato circa una 60ina di famiglie, che hanno usato la casa come luogo dove ambientarsi e decidere dove andare. Molti sono andati all’estero, cercando luoghi dove lo stato offre di più, ma alcuni sono rimasti in Italia”
Com’è la situazione ora per chi rimane?
“Ho parenti che vivono ancora lì, senza acqua e luce, costretti a cerare bagni improvvisati fuori dalle abitazioni. Alcuni di loro, i più giovani, si nascondo da mesi per non essere reclutati e andare a combattere. Riceviamo notizie solo una volta a settimana, perché non possono ricaricare i telefoni, raccontano che i russi bombardano senza sosta, soprattutto le infrastrutture”.
Come vede la fine di questo conflitto?
“Tutti desideriamo finisca presto, ma temo sarà ancora molto lungo”.
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