VOCE
DIREZIONE FUTURO
13.12.2022 - 05:00
Fusione dei comuni, una proposta che piace ai primi cittadini, ma non ai residenti. La proposta lanciata dalla Regione Veneto, per accorpare le piccole realtà locali, potrebbe portare ai territori coinvolti numerosi benefici, in termini di tassazione e accesso a fondi speciali, ma il grande ostacolo, raccontano i sindaci, sembra essere il timore della perdita di identità. Eppure lo stesso prefetto, pochi giorni fa, aveva auspicato ad un Polesine unito per far fronte alle sfide dei prossimi mesi.
“La Regione è al lavoro da oltre un anno per la Riforma dei comuni - spiega Sondra Coizzi, sindaco di Occhiobello - Tempo fa, come sindaci, abbiamo anche partecipato ad un incontro per parlare della gestione amministrativa di quei territori molto frammentati, come accade nella nostra provincia. È un progetto, però, che non piace a molti cittadini che sentono ancora molto forte l'identità del paese e fatica a trovare consenso”.
La percezione dei residenti è infatti che le identità più piccole, numericamente, vengano declassate a frazioni e quindi escluse dalle attenzioni delle amministrazioni. “Chi si muove per la fusione deve lavorare bene - specifica - perché i cittadini hanno timore della perdita d'identità e di attenzione verso i territori più in disagio. La convinzione è che invece, in presenza di Comuni anche piccoli con il proprio sindaco, l'attenzione sia più viva”. Una fusione che invece porterebbe vantaggi e l'accesso a fondi e sovvenzioni dedicati al momento solo a comuni con numeri di popolazione importanti.
“Come cittadini di grandi comuni si otterrebbero sovvenzioni cospicue - aggiunge Coizzi - ma anche ad una condivisione dei servizi che funziona. Ne è esempio l'attuale condivisione di servizi tra Occhiobello e Stienta, come la polizia municipale, il segretario comunale ed i responsabili di alcune aree. Avendo una quota parte, come polizia locale, condivisa ad esempio, otteniamo punteggi interessanti all'interno dei bandi regionali. La fusione quindi è certamente utile ma bisogna lavorare sulla percezione della cittadinanza o, nel caso in cui la decisione venga dall'alto, con proposte economiche ed investimenti importanti".
Alcuni primi cittadini sono già al lavoro per unificare quei comuni distanti pochissimi chilometri. "Bisogna capire se le varie municipalità sono in grado di cogliere le sfide che le richieste dei cittadini pongono ogni giorno - spiega Leonardo Raito, sindaco di Polesella - Ci sono molti Comuni che non hanno una struttura adeguata per rispondere a queste esigenze nonostante le competenze dei dipendenti. Sotto il punto di vista economico le risorse sono limitate, difficile pensare che un piccolo comune possa accedere agli stessi fondi che, invece, i Comuni più grandi possono avere. Una provincia di meno di 240mila abitanti non può permettersi di rimanere divisa in 50 municipalità”. Secondo il sindaco, in un periodo in cui si parla di macro aggregazioni di provincie, il salto è ambizioso ma dovuto.
“Le fusioni non fanno perdere né le proprie radici né la propria storia - specifica Raito - ma piuttosto potrebbero essere stimolo per costruire nuove sfide e progetti ambiziosi. Negli studi di fattibilità effettuati con Guarda Veneta sono emersi molti vantaggi ed in ultimo non dimentichiamo che i comuni che nascono da fusioni hanno punteggi aggiuntivi nei bandi e linee di finanziamento dedicate proprio a chi fa la fusione”.
Fusioni che aprono strade a progetti importanti, come conferma il comune di Rosolina. “L'Italia è il paese dei campanili, per fare un cambiamento così importante deve prima avvenire un cambio di mentalità - conclude Michele Grossato, primo cittadino - Un comune come Rosolina ne guadagnerebbe a livello di servizi, ma è un processo complesso che il cittadino fatica ad accettare. Le unioni di servizi però funzionano, per i fondi del Pnrr abbiamo fatto un progetto in aggregazione di Porto Viro, perché il bando chiedeva almeno 15 mila abitanti. Senza questa aggregazione non sarebbe stato possibile”.
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