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FUSIONI DI COMUNI

Unirsi per migliorare i servizi

"Ma capiamo anche i timori dei cittadini"

Smart working, si va verso la conferma

Sì alle fusioni dei Comuni e dei servizi, anche da parte delle associazioni di categoria che, come i sindaci del territorio, vedono in queste unioni una possibilità di accedere ed offrire servizi migliori.

“L'identità dei singoli comuni è importante e comprendo il radicamento territoriale - spiega Matteo Rettore di Cna - Il problema è relativo ai servizi che si possono erogare. Nel caso di quei comuni che accedono ai fondi del Pnrr accade spesso che facciano fatica a proseguire nei passaggi successivi, segnale tipico delle strutte organizzative sono sotto organico. Questo si supera con i sistemi di fusione”.

E se questo non fosse possibile sarebbe importante trovare alternative. "Si facciano consorzi e servizi che siano dimensionati ad un territorio che può crescere - aggiunge - I finanziamenti ormai sempre su bandi a progetto, il Pnrr ne è esempio e ci indica come ci si muoverà in futuro". In passato proprio Cna si era impegnata nel diffondere il perché di queste fusioni. "Studi messi a disposizione dei comuni sui vantaggi che ci sarebbero stati - specifica - ma non si è proseguito. Anche la Regione stessa aveva dato alcuni incentivi ma non li ha usati quasi nessuno. Le esigenze dei cittadini e delle imprese crescono, con richiesta di servizi sempre più qualificati. In una provincia come la nostra, con una forte dispersione territoriale, avere 50 comuni con meno di 240mila abitanti significa, ad esempio, avere tanti piccoli sportelli con un solo dipendente che, se per caso si ammala, non può essere sostituito da nessuno e blocca il servizio. Come Cna siamo favorevoli a progetti di crescita, se non i Comuni che vi sia una unione dei servizi, perché le imprese hanno bisogno di risposte nel territorio”.

Tentativi di unione che in passato erano stati proposti, per poi naufragare per paura di una perdita di identità. “Condivido la preoccupazione delle comunità, di sentirsi spogliate di riferimenti importanti - conferma Carlo Salvan di Coldiretti - dall'altra parte bisogna comprendere se si è disposti a fare dei sacrifici per avere una capacità di governare che risponda a certe esigenze. Spesso gli uffici sono in difficoltà a dare risposte in tempo celere, mentre determinati territori che, per spopolamento o emigrazione, vedono sempre meno abitanti hanno bisogno di risposte diverse, di una burocrazia complessa che richiede sempre più competenze".

"Bocciare questo progetto solo per il timore di un venir meno di una istituzione rischia di limitare le visioni a medio lungo termine. La differenza la fanno le persone, chi amministra con una sensibilità verso frazioni lontane dal centro”. Fusioni che possono giovare anche al commercio.

“Avere delle soluzioni di maggior peso, sotto il profilo amministrativo ed economico è un vantaggio - sottolinea Vittorio Ceccato di Confesercenti - le fusioni vengono fatte per questo motivo. I comuni piccoli hanno spesso difficoltà a gestire i servizi e questo può avere ricadute anche sul settore del commercio. Essere più grandi significa accedere a risorse diverse, avere la possibilità di creare eventi diversi e omogenei, certo ci vorranno degli assestamenti iniziali, ma si deve comprendere che i vantaggi sono molti”.

Fondamentale quindi cercare di mantenere un’identità che sia di riferimento per i cittadini, cercando soluzioni che possano portare benefici a tutti. “Per l’accesso ad alcuni fondi del Pnrr l’aggregazione, unendo 10 comuni con Trecenta capofila, ha permesso di farne richiesta - conclude Antonio Laruccia, primo cittadino - e questo è un aspetto sicuramente importante. C’è però da non sottovalutare il fatto che per alcune realtà il sindaco resta il riferimento della comunità in caso di emergenze importanti, soprattutto in quelle realtà dove la popolazione è molto anziana. Ci sono territori fragili dove le piccole realtà riescono a dare servizi in più, come nel nostro caso i pasti per anziani soli, grazie alla rete del volontariato. Il rischio di creare comuni più grandi è di rendere più complessi questi servizi, però indispensabili”.

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