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TRIBUNALE

La “bustarella” era un panettone

E’ caduta la pesante accusa di corruzione nei confronti di un ex ispettore del lavoro

La “bustarella” era un panettone

La bustarella, il “voluminoso pacco”, che avrebbe dovuto sostenere la più pesante delle accuse, quella di corruzione, era un panettone. Una ricostruzione, quella della difesa, affidata all’avvocato Marco Petternella di Rovigo, che ha consentito di portare a casa l’assoluzione dal principale reato per il quale si procedeva.

Sono comunque rimaste in piedi le altre contestazioni, che comparivano nel capo di imputazione a carico dell’ispettore del lavoro, oggi non più in servizio, finito a processo; quelle di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità, di rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, e di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. I fatti al centro della vicenda, così come ricostruita dall’accusa, risalgono al 2017, poco prima che l’ispettore cessasse dal servizio.

Come detto, la più pesante delle accuse non ha retto il vaglio del dibattimento, affidato ai giudici del Collegio di Rovigo. Questo ha consentito di scendere dalla pena che era stata richiesta dal pubblico ministero, ossia otto anni di reclusione, a quattro. A questa pena si è poi aggiunta la sanzione accessoria della interdizione in perpetuo dai pubblici uffici.

I tre episodi per i quali è arrivata la condanna fanno riferimento a un controllo in cantiere che avrebbe visto l’ispettore attestare che andava tutto bene, mentre, in realtà, vi sarebbero stati dei cavi scoperti; non solo: il funzionario avrebbe anche omesso di astenersi dall’eseguire di persona il controllo, alla luce dell’esistenza di un rapporto di amicizia con l’imprenditore.

Poi, il secondo episodio, che sarebbe stato un “avviso” a una ditta dei controlli in arrivo. Infine, ci sarebbe stata la richiesta di soldi, non andata a buon fine, a un imprenditore bassopolesano per togliere la sua impresa dall’elenco di quelle che sarebbero state oggetto di controlli.

Come detto, comunque, l’accusa più pesante è caduta: si sosteneva che l’ispettore avesse ricevuto, da una figura di spicco di una ditta, alla quale aveva fornito un consiglio, un “voluminoso pacco”. La difesa, tuttavia, anche tramite i propri testimoni, ha dimostrato che il “voluminoso pacco” era un panettone e che il consiglio rivolto all’imprenditore era assolutamente legittimo e non contrario ai doveri dell’ispettore.

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