VOCE
IL CASO
16.12.2022 - 11:00
Troppe emissioni inquinanti a causa di camini e stufe a legna antiquati, o di bassa qualità, oppure non oggetto di regolare manutenzione. In Friuli Venezia Giulia scoppia il caso, con la giunta regionale pronta ad adottare pesanti provvedimenti in nome della salute pubblica.
A quanto emerge da un report, che costituisce poi la basa per il Piano dell'Aria, di recente approvazione, le emissioni che non derivano dall’industria, non derivano dal traffico, ma dalle case, dai camini, da tutte le fonti che vengono definite come combustioni non industriali. Il principale allarme, infatti, oggi si chiama benzopirene. Un termine che non dirà molto alla maggior parte delle persone, ma che può essere semplificato se la si mette in questo modo: è una sostanza altamente cancerogena per l’uomo che si trova anche nel fumo di sigaretta. Il problema è che allo stato attuale colpisce anche chi non fuma. Perché è nell’aria, specialmente in due zone ben individuate del Friuli Venezia Giulia.
Si tratta di una sostanza presente nel fumo di sigaretta, nei gas di scarico dei motori diesel, nei fumi prodotti dalla combustione di biomasse e nelle carni bruciate. È la combustione di biomasse, ad esempio la legna, a preoccupare di più. Sì, perché la correlazione è netta: proprio dove si usano di più stufe e caminetti (ad esempio in Carnia) la situazione è peggiore. Nel Pordenonese, invece, i cittadini sono vittime del ristagno atmosferico causato dalla vicinanza alla Pianura Padana vera e propria. Le particelle, in poche parole, fanno fatica ad andarsene una volta che sono presenti nell’aria.
Vecchie stufe, nuove regole, una “gabbia” più stretta attorno alla cappa di inquinamento. Il piano regionale che partirà il prossimo anno e che l’assessore Scoccimarro ieri ha definito come "connesso a quello dell’energia", punta a dimezzare la popolazione esposta a più di 35 superamenti giornalieri dei livelli di polveri sottili. Un risultato che si può ottenere con un investimento da 10 milioni di euro, passando da 200 a 100mila persone esposte. Con il doppio dei soldi si arriverebbe a quota 50mila.
Il piano in realtà prevede 15 punti, ed è addentrandosi nel documento che si punta molto sulle emissioni domestiche. Quattro delle 15 azioni, infatti, riguardano l’abbassamento della temperatura degli uffici, la sospensione dell’uso della legna per la combustione (ed è una misura di difficile attuazione, che non sarà morbida in una regione a vocazione rurale e montana), il divieto di bruciare gli sfalci e la sostituzione delle stufe a biomasse. Due obiettivi riguardano poi la riduzione del traffico veicolare e la progressiva sostituzione dei mezzi pubblici con tecnologie meno inquinanti. Quattro misure riguarderanno poi l’agricoltura.
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