VOCE
ORRORE A BADIA POLESINE
16.12.2022 - 21:00
Può essere processata. Questa la conclusione dello psichiatra, perito del giudice per le indagini preliminari, che ha esaminato la donna accusata di avere ucciso il marito a colpi di accetta, quindi di averlo trascinato in bagno e sezionato con vari coltelli, per poi suddividere il tutto in vari sacchetti dell’immondizia, lanciati nell’Adigetto, a pochi metri dall’abitazione di famiglia, in zona grattacielo a Badia Polesine.
Un caso di cronaca che, la scorsa estate, aveva inorridito e sconvolto il Polesine. Tutto era cominciato il 28 luglio scorso, alla chiusa sull'Adigetto di via Casaria, a Villanova del Ghebbo, dove venne trovata una gamba umana. Da lì a pochi giorni, nei pochi chilometri che separano quel punto da Lendinara, emergono altri resti umani, sino a comporre un corpo, completo. Un orrore incredibile.
Gli accertamenti consentono di identificare Kurti Shefki, 71 anni, albanese di origine, cittadino italiano, residente a Badia Polesine. Secondo quanto accertato dai carabinieri, anche sulla base delle analisi del Ris, il delitto sarebbe stato commesso tra il 21 il 22 luglio, quindi una settimana circa prima del ritrovamento iniziale.
A uccidere sarebbe stata la moglie, di 68 anni, Nadire. A monte di tutto, ci sarebbero stati dissapori coniugali, forse il timore della conclusione del matrimonio.
Attualmente la donna si trova in stato di detenzione, a Verona. Uno snodo cruciale del procedimento penale è stato l’incidente probatorio, volto a chiarire le sue condizioni mentali e la sua capacità di prendere parte a un processo. Requisito, questo, fondamentale perché il procedimento possa fare il proprio corso. L’esperto scelto dal giudice per le indagini preliminari ha concluso ritenendo che, da parte della donna, vi sia la capacità di prendere parte al processo; allo stesso modo, non ha concluso per una incapacità di intendere e di volere, pur ammettendo che questa, al momento della commissione dell’omicidio, doveva essere perlomeno in parte scemata.
Anche la difesa aveva nominato un consulente che, invece, avrebbe concluso per una incapacità di stare a processo. Ora, chiusa la fase dell’incidente probatorio, le carte tornano alla Procura, che dovrà decidere il da farsi e se esercitare, come appare verosimile, o meno l’azione penale a carico della donna.
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