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L'anno che verrà

"Sarà un 2023 pieno di sfide. Primo obiettivo, la fine della guerra"

Il presidente di Confartigianato, Marco Campion: “Nel 2022 le parole sono state ripresa ed energia”.

"Sarà un 2023 pieno di sfide. Primo obiettivo, la fine della guerra"

Marco Campion, presidente di Confartigianato Polesine.

Il mondo dell’artigianato nel 2022 ha vissuto una profonda crisi economica ma anche culturale. È questo il bilancio finale dell'anno che volge al termine da parte di Marco Campion, presidente Confartigianato Polesine. L'augurio quindi, per il 2023, è che il conflitto e tutti i fattori che hanno determinato questa crisi terminino, ma soprattutto che sia possibile riavvicinare il mondo dei giovani alle professioni che contraddistinguono il territorio. Professioni che, altrimenti, rischiano di andare perdute.

Campion, se ci fosse una parola o una frase per descrivere questo 2022 quale potrebbe essere?

“Sono due le parole a cui penso. La prima è volontà, legata a soprattutto ai due anni di pandemia. Quest'anno è il primo vero anno dove si sono visti i primi segnali di ripresa dopo un lungo periodo di difficoltà. Volontà, quindi, degli artigiani di ripartire e di avere la possibilità di lavorare come prima della pandemia. Il bilancio finale di quest'anno alla fine si può definire, discreto, non perfetto ma discreto sì. L'altra parola, seppur negativa, è energia, che ha tagliato le gambe a molte aziende ed imprenditori. A soffrire sono stati tantissimi settori, penso alle macellerie o pasticcerie. Aziende dove chi ha molti macchinari, frigo e quant'altro, da mantenere accessi tutto il giorno, hanno visto aumenti pazzeschi, rispetto ad altri settori. Anche i panificatori hanno visto incrementi importanti, anche se meno rispetto ad altri, ciò nonostante non è un periodo semplice e stiamo lavorando con il freno a mano tirato, guardando ad ogni singola voce di spesa. Molti artigiani, ad esempio, hanno rinunciato a produrre alcune tipologie di merce, ad esempio i classici panettoni, perché significa doverli vendere almeno al 30% in più del prezzo precedente, col rischio di non vendere affatto. In questi anni abbiamo perso molte aziende e categorie di professionisti, come ad esempio il calzolaio, ma fortunatamente ne sono anche nate di nuove come quelle legate al mondo dei computer. Quello che dispiace è che a chiudere sono state soprattutto imprese solide e che tra le motivazioni non c'è solo la crisi ma anche una mancanza del ricambio generazionale. Nonostante questo è stato in parte un anno buono per alcuni settori, anche se non senza intoppi. Penso al settore edile, e i settori ad esso collegati, che è riuscito a lavorare bene con il 110%, ad esempio, avendo grande respiro.

Quali sono stati i progetti più importanti che avete dovuto affrontare in questo 2022 e cosa vi ponete per il 2023?

“La maggior parte delle sfide le portiamo avanti a livello regionale e nazionale, ma qui nel Veneto siamo riusciti in un progetto importante che ci è valso anche il plauso della Regione. Il progetto riguardava l'uso dei capannoni che risultavano dismessi, cercando di non costruirne di nuovi ma usufruendo di quelli esistenti. Oltre a questo abbiamo lavorato, e stiamo lavorando, per riportare gli artigiani verso le associazioni, molti li abbiamo persi non per sfiducia ma per mancanza del contatto umano. Parlo di quei soci che venivano in sede anche per sgridarci a volte, ma andavano via contenti”.

Il 2022 è ormai quasi alle spalle ma, guardando al futuro, quali previsioni e quali aspettative ci sono per il 2023?

“Molto di quanto sarà dipenderà soprattutto dalla guerra. L’auspicio, con la fine di essa, è che diminuiscono le speculazioni, non solo ovviamente sul gas ma in generale su tutto quello che ha subito le ripercussioni di questo conflitto. Quando termina una guerra inizia anche la fase della ricostruzione. Dovremo essere in prima linea perché questo conflitto cessi e soprattutto dovremo essere in prima linea quando sarà il momento di ricostruire. La speranza è che tutto questo possa diventare una spinta per la ripresa del mercato italiano. L’altro augurio che ci facciamo è di riuscire a riavvicinare i giovani al mondo del lavoro artigiano, trasmettendo, tra le cose, anche il valore di queste tipologie di professioni, per non rischiare di perdere non solo un patrimonio economico, ma anche culturale”.

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