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CORONAVIRUS NEL MONDO

In Cina 5mila morti al giorno: è di nuovo allarme

Ma gli esperti sono concordi: "Da noi non potrà mai più essere come nel 2020"

Coronavirus, sesto contagiato a Cavarzere

Cosa sta accadendo in Cina, dove la ripresa dei contagi da coronavirus preoccupa, tanto da avere portato anche l'Italia a introdurre una serie di limitazioni per quanti arrivano dal paese orientale?

L’allarme per i contagi in Cina, la diffusione del Covid-19 che fa paura e i Paesi occidentali (e non solo) che corrono ai ripari: non è la fotografia di quanto accaduto ormai quasi tre anni fa ma lo scenario di questi giorni, che per certi versi ricorda quanto avvenuto nell’inverno a cavallo tra 2019 e 2020. La Cina in questi giorni è travolta da una nuova ondata di Covid. Il governo di Pechino ha recentemente allentato le restrizioni in vigore fin dallo scoppio della pandemia, ma le strutture sanitarie del Paese sono al collasso e sembra esserci difficoltà a reperire i farmaci. I numeri di contagiati e morti, inoltre, sono allarmanti.

Il vero bilancio di quanto sta accadendo in Cina, però, non è noto: i funzionari hanno smesso di rilasciare i dati relativi a contagi e decessi giornalieri da Covid. Il ministro della Salute italiano Orazio Schillaci (in foto) ha però definito “tempesta perfetta” quanto sta accadendo nel Paese, dove secondo la società di ricerca britannica Airfinity ad oggi ci sarebbero oltre un milione di nuovi casi e almeno 5 mila morti al giorno. "Alla fine di novembre in Cina erano segnalati solo 4 milioni di casi, a fronte di una popolazione di un miliardo e mezzo di persone”, ha rimarcato Schillaci in Senato. “In Cina l'argine della vaccinazione non ha funzionato: poche le vaccinazioni eseguite rispetto al numero totale di cittadini, scarso il livello di protezione conferito dai vaccini utilizzati, che sono stati diversi da quelli usati nei Paesi occidentali, ridotto il numero di persone anziane e fragili vaccinate, per di più con poche dosi di richiamo”.

Secondo quanto riportato dal ministro della Salute italiano, “la riduzione repentina delle misure di restrizione, dopo la protesta popolare, ha funzionato da innesco perfetto generando inevitabilmente un impressionante numero di nuovi casi (le stime non ufficiali arrivano a oltre 250 milioni di casi, circa un abitante su cinque), con una previsione a breve di oltre un milione e mezzo di decessi”. L'esplosione di casi di Covid in Cina spaventa e riporta alla mente quanto accaduto nel 2020. La paura è che l’ingresso di cittadini e viaggiatori provenienti dalla Cina possa portare una nuova ondata anche in altri Paesi, insieme alla possibile emersione di varianti finora poco diffuse o perfino nuove. 

Gli occhi sono puntati sulla sottovariante XBB.1.5 del virus SarsCoV2, nota anche come 'Gryphon': potrebbe essere questo recente membro dell'ormai numerosissima famiglia Omicron una delle principali cause dell'impennata dell'epidemia di Covid in Cina. Insieme all'allentamento delle restrizioni, la sottovariante in circolazione dall'ottobre scorso giocherebbe un ruolo importante nello spingere sempre più in alto contagi e ricoveri. 

Per evitare il ripetersi di quanto avvenuto nel 2020, i governi di mezzo mondo stanno correndo ai ripari: dal Giappone a Hong Kong, dall’India agli Stati Uniti. E anche l’Italia: primo tra i Paesi in Europa, l’esecutivo ha reintrodotto l'obbligo di tamponi negli aeroporti per controllare i viaggiatori in arrivo dal Paese asiatico. E anche gli Stati Uniti hanno imposto l'obbligo di test negativo per i viaggiatori in arrivo dalla Cina.

Chi entra in Italia dalla Cina dovrà presentare la certificazione, dimostrando di essersi sottoposti, nelle 72 ore antecedenti l'ingresso nel nostro Paese, ad un test molecolare, o, nelle 48 ore antecedenti, ad un test antigenico. Previsto anche l’obbligo di sottoporsi ad un test antigenico al momento dell'arrivo in aeroporto, o se non fosse possibile entro 48 ore. In caso di positività scatta l'obbligo di sottoporsi immediatamente al test molecolare per il sequenziamento e isolamento fiduciario con test finale. Sul tema è intervenuta anche l’Unione europea: "Il coordinamento delle risposte nazionali alle gravi minacce transfrontaliere per la salute è fondamentale. Oggi il Comitato per la Sicurezza Sanitaria - Health Security Committee - si è riunito per discutere della situazione del Covid-19 in Cina con gli Stati membri dell'Ue: dobbiamo agire congiuntamente e continueremo le nostre discussioni”, ha fatto sapere il profilo Twitter della Commissione Ue che si occupa di salute. 

L’importanza di un coordinamento sovranazionale alle misure di contenimento è rimarcata anche dal virologo Fabrizio Pregliasco secondo cui "il 95% degli arrivi dalla Cina è per via indiretta. Quindi la responsabilità dovrebbe essere globale. Anche gli Usa hanno preso una decisione analoga all'Italia, spero che lo faccia anche tutta l'Europa". Secondo Pregliasco "se non è giusto essere allarmisti e dire che stiamo per ripiombare nell'emergenza di 2-3 anni fa, non bisogna nemmeno sottovalutare ciò che sta succedendo”.

Per l’esperto "dobbiamo  monitorare nel tempo questa situazione, la diffusione su scala mondiale del virus". Quanto accade in Cina, con "un liberi tutti immediato a fronte di una popolazione quasi del tutto suscettibile",  dimostra che "il virus sta andando alla grande, coglie l'occasione di ogni replicazione per trovare variazioni sul tema". 

Sulla paura di un ritorno all’invio della pandemia è intervenuto anche Francesco Vaia, direttore dell'ospedale Spallanzani: "Giusto vigilare sulle varianti, ma la situazione è differente dal 2020”, ha detto in una intervista al Messaggero. “In Cina attualmente si assiste a una nuova ondata epidemica, favorita dalla presenza di una ampia popolazione non vaccinata o vaccinata con vaccini poco efficaci. E in larga parte non immunizzata per via naturale, come effetto dei lockdown”, ha aggiunto Vaia. “È verosimile che si possa creare una situazione favorevole alla selezione di una nuova variante. Monitorare i passeggeri in arrivo, con tamponi e sequenziamento virale, ci consente di tenere sotto sorveglianza questo nuovo inatteso fronte". 

Se fosse confermato che quella più diffusa in Cina è una sotto-variante di Omicron 5 "saremmo in un contesto più tranquillo delle sottovarianti BQ di Omicron attualmente dominanti in Europa e Nord America". Per l’esperto è giusto vigilare, ma senza panico: “L'associazione con i cinesi e i voli in arrivo richiamano alla memoria gli albori della pandemia. Ma è un'illusione ottica. Abbiamo un virus ben controllato dai vaccini e dall'immunità naturale, e dobbiamo aspettarci un impatto nemmeno paragonabile al 2020"

Nel frattempo il portavoce del ministro degli Esteri cinese Wang Wenbin ha detto che le misure dovrebbero essere basate sulla "scienza e appropriate”, commentando indirettamente la decisione dell'amministrazione Biden e di altri Paesi di richiedere test negativi per il Covid ai viaggiatori cinesi. Wang Wenbin ha poi precisato che le misure dovrebbero "trattare i cittadini di tutti i Paesi in modo equo", facendo di fatto riferimento alla possibilità di discriminazioni.

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