VOCE
CORONAVIRUS IN ITALIA
30.12.2022 - 16:04
Difficile dire cosa ci riservi il futuro, quanto ad andamento del contagio da coronavirus. Soprattutto alla luce di quanto sta accadendo in Cina, dove l'allentamento delle restrizioni ha prodotto una nuova esplosione della pandemia.
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Una tematica che viene affrontata dalla circolare del ministero della Salute intitolata “Interventi in atto per la gestione della circolazione del SarsCoV2 nella stagione invernale 2022-23“. Non solo un resoconto della strategia anti virus attualmente in atto nel Paese, ma anche raccomandazioni sulle misure che sarà necessario portare avanti per prevenire una possibile ondata e l’ipotesi di alcuni cambiamenti che potrebbero esserci in caso di un peggioramento della situazione epidemiologica. Anche alla luce delle ultime decisioni del ministro Schillaci su tamponamento e screening, il ministero parla dell’importanza dell’attuale rete di sorveglianza diffusa sul territorio nazionale, "fondamentale per orientare le misure di controllo volte a mitigare l’impatto delle nuove varianti. Un elemento chiave anche in questa fase della pandemia da Covid-19".
Ma se la necessità di screening cresce, di conseguenza aumenterà la pressione sui laboratori per la diagnostica: è per questo che il ministero spinge sulla necessità di "incrementare i meccanismi di rafforzamento dei sistemi in vigore", raccomandando "fortemente" a tutti i contesti ospedalieri e di pronto soccorso di raccogliere campioni da sottoporre a test molecolare, "per garantire in ogni Regione/PA un numero minimo di campioni da genotipizzare". Per arginare eventuali nuove varianti in sostanza servirà una capillare rete di sequenziamento, e cioè di quel processo, consentito da appositi macchinari, in grado di distinguere la tipologia di mutazione presente in un tampone risultato positivo. Solo così si riuscirà a individuare la presenza di nuove varianti, potenzialmente più pericolose, nel Paese. Un tema più che delicato considerata la debole rete di sequenziamento italiana riscontrata a inizio pandemia e poi ancora nei mesi successivi rimasta indietro rispetto alle capacità dei Paesi esteri.
Mentre per l’ennesima volta si tenta di evitare di rincorrere gli effetti di nuove forme di virus diffuso, il ministero avverte su tutti gli interventi non farmacologici a cui la popolazione dovrà ricorrere in caso di un peggioramento dei contagi. "L’utilizzo di mascherine è efficace nel ridurre la trasmissione dei virus respiratori e nel caso in cui si documentasse un evidente peggioramento epidemiologico con grave impatto clinico e/o sul funzionamento dei servizi assistenziali, potrebbe essere indicato il loro utilizzo in spazi chiusi, finalizzato in particolare a proteggere le persone ad alto rischio di malattia grave". Un’indicazione che oggi sembra in contraddizione con quanto sostenuto più volte dal governo Meloni, "contrario a ogni forma di coercizione e limitazione della libertà individuale". Ma per gli scienziati saranno i dati a parlare.
"Analogamente - continua ancora la circolare - nel caso di un eventuale sensibile peggioramento del quadro epidemiologico, si potrà valutare l’adozione temporanea di altre misure, come il lavoro da casa o la limitazione delle dimensioni degli eventi che prevedono assembramenti". Misure ormai ben note che dal 2020 hanno accompagnato gran parte dell’emergenza sanitaria e che ora la Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero, guidata dal prof. Gianni Rezza, non esclude di poter considerare di nuovo.
Al momento in Italia l’uso di dispositivi di protezione delle vie respiratorie è obbligatorio per i lavoratori, gli utenti e i visitatori delle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali, comprese le strutture di ospitalità e lungodegenza, le strutture riabilitative, le strutture residenziali per anziani. In caso di peggioramento poi, massima attenzione si dovrà porre anche ai sistemi di ventilazione negli ambienti chiusi, «misura fondamentale per ridurre il rischio di trasmissione del SARS-CoV-2 e di altri virus respiratori».
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