Cerca

LA STORIA

"La mia birra con Ratzinger"

“Ci accolse come vecchi amici e ci accompagnò al bar. Ci ringraziò e ci invitò a tornare a trovarlo”

"La mia birra con Ratzinger"

Una storia toccante e un meraviglioso aneddoto, quello raccontato da Luigi Ingegneri, giornalista, su Papa Benedetto XVI, quando, ancora non era pontefice.

"Erano i primi giorni di ottobre del 1987. Mi trovavo a Roma con don Settimo Malin, allora parroco di Lusia. Un pomeriggio caldissimo. Aria asciutta, una leggera brezza, ma molto caldo. Erano più o meno le 17, eravamo stati in Vaticano per una commissione. Avevamo appena attraversato il colonnato del Bernini sul lato ovest per incamminarci verso la Domus Maria dove eravamo alloggiati".

"Sulla destra c’è l’ingresso per l’aula Paolo VI, davanti si presenta l’austero palazzo che ospita la Sacra congregazione per la dottrina della fede, meglio noto come ex Sant’Ufficio. Notammo un prete che stava uscendo da quel palazzo, nella mano sinistra una borsa nera, nella destra le chiavi per chiudere la porta. All’improvviso don Settimo esclamò: “Ma è Ratzinger!”".

"Il parroco di Lusia non era un tipo che si facesse scrupoli, così accelerò il passo per raggiungerlo prima che si dileguasse, incurante delle vetture che sfrecciavano. Lo seguii, ma prestando più attenzione al traffico. Arrivati al cospetto del cardinale don Settimo lo salutò con “Buonasera eminenza” spiegando chi eravamo e da dove venivamo. Lui ci accolse con un sorriso mentre il voltò si illuminò, rispondendo: “Che piacere vedervi!”".

"Sembrava l’incontro di amici di vecchia data che non si rivedevano da tempo. Ci sollecitò a fermarsi un po’ per fare colazione con lui. Insieme attraversammo la piazzetta Sant’Uffizio per andare nel bar che stava di fronte. Io e don Settimo, per il gran caldo, ordinammo una birretta fresca, lui un cappuccino. “Latte fresco, eminenza?” chiese il cameriere. “No - rispose il cardinale - bello caldo, porti anche qualche biscotto”. Il solo pensiero di quel cappuccino caldo mi fece aumentare i sudori. Mentre il cameriere prendeva nota, notai una libreria poco più in là".

"Lasciai la compagnia per qualche minuto per andare a prendermi il libro di Ratzinger “Rapporto sulla fede” uscito da poco tempo, regalatomi da don Giulio Bernardinello e che avevo letto con grande interesse. L’obiettivo era quello di farmi fare l’autografo. Purtroppo andò male, in quel momento le copie del libro ero esaurite. Al ritorno spiegai la mia assenza e il cardinale aggiunse: “Non ti preoccupare, la prossima volta che vieni a Roma portati il libro e ti faccio l’autografo”. “Sicuramente” risposi".

"Ma non mantenni la promessa, non calcolando che avevo di fronte un futuro Papa. Don Settimo stava spiegando al prelato la tragedia vissuta da Lusia bombardata e rasa al suolo qualche giorno dopo il 25 aprile del 1945. Raccontò che era stata realizzata la nuova chiesa, lui, arrivato nel 1976, aveva aggiunto la canonica e stava ultimando le opere parrocchiali".

"Il tutto si sarebbe concluso con il nuovo campanile. Come avvenne. Ogni tanto Ratzinger commentava con quella voce sottile, poco più di un bisbiglio. Passò mezz’ora, ma sembrarono pochi minuti. Quando si avvicinò il momento di congedarsi, don Settimo mi fece cenno di andare a pagare, stavo per alzarmi ma il cardinale mi bloccò dicendo: “Provvedo io, siete miei ospiti”".

"Poco dopo ci alzammo e con il volto illuminato dal sorriso ci ringraziò per avergli fatto compagnia, invitandoci a tornare a trovarlo. Noi ci incamminammo verso la Domus Mariae, il cardinale andò alla cassa per pagare il conto. Un esempio di semplicità e umiltà che per me è stata un’insuperabile lezione di vita. Era Joseph Ratzinger, sarà Papa Benedetto XVI".

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400