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L’intervista

“Ottimisti, ma guardia alta”

“Il nostro sistema economico ha già dimostrato di sapere reggere di fronte alle crisi”

“Ottimisti, ma guardia alta”

Dal suo punto di osservazione, Gaetano Marangoni, presidente di Banca del Veneto Centrale, è davvero un prezioso alleato per analizzare lo stato dell’economia. Ed è tanto più prezioso nel momento in cui ci si trova, in una situazione oggettivamente complicata, a guardare al passato per tirare qualche somma sull’anno che si è appena concluso, e al tempo stesso a volgere lo sguardo verso il futuro.

Presidente, il 2022 l’abbiamo archiviato. Al di là di tutto, che anno è stato?

“Dal punto di vista di Banca del Veneto Centrale è stato un anno nel suo complesso positivo. L’andamento di esercizio ha dato risultati positivi e dunque siamo riusciti a consolidare il buon risultato dell’anno precedente”.

Il tutto, diciamolo, in una situazione che dal punto di vista macroeconomico non è stata fra le più semplici da affrontare...

“Il nostro risultato è stato possibile grazie ad una politica lungimirante portata avanti nel corso degli anni che ci ha consentito di trarre beneficio dalle pratiche gestionali prudenti messe in campo con un orizzonte di media durata”.

Dal punto di vista generale, invece?

“Diciamo che l’andamento delle aziende è stato buono, con il caro energia che ha impattato realmente solo negli ultimi mesi dell’anno appena trascorso. Molte aziende sono state reattive e hanno prodotto una buona marginalità. Certo, il 2022 è stato anche un anno di cambiamenti perché i fondamentali dell’economia hanno visto il ritorno dell’inflazione, che ha comportato la ricomparsi di tassi d’interesse molto lontani dallo zero. Si è dunque tornati a misurarsi con una dinamica che non si vedeva da tempo”.

Se questo è il passato, adesso davanti c’è un 2023 che molti - come si dice in gergo - hanno attenzionato. Lei come se lo aspetta?

“E’ davvero difficile fare previsioni macro economiche. Dal nostro punto di vista, come banca ci siamo preparati, come detto, mettendo in campo politiche di medio e lungo termine per stabilizzare la redditività e avere dunque delle basi solide per contrastare gli eventi che arrivano dall’esterno. Partiamo da basi solide e questo ci dà la serenità di potere continuare ad essere per tutti il partner di fiducia con cui programmare le proprie attività, i risparmi e gli investimenti sapendo di potere contare su di un istituto bancario affidabile”.

E dal punto di vista delle politiche industriali di Banca del Veneto Centrale cosa avete in cantiere?

“Di certo si dovrà lavorare sulla razionalizzazione delle zone di attività. Significa aggiungere nuove aree di rappresentatività con l’apertura di nuove filiali in aree di interesse per la banca. E, ovviamente, bisognerà essere pronti ad effettuare il percorso contrario qualora se ne ravvisi la necessità. Diciamo che dopo un anno contrassegnato dalla stabilizzazione, saremo presenti su più aree geografiche. Daremo inoltre molto spazio alla capacità dei nostri clienti di intraprendere iniziative ad alta sostenibilità che permettano loro di avviarsi verso un’economia circolare accompagnata da politiche virtuose. Penso alla decarbonizzazione, alle energie alternative, ad un maggiore coinvolgimento sociale... E’ una tendenza giusta e doverosa che va supportata”.

Presidente, sono passati due anni dalla fusione fra Centroveneto Bassano Banca e Rovigobanca grazie alla quale è nata la seconda Bcc del Veneto e la quarta in Italia del Gruppo Cassa Centrale Banca. Il percorso di accorpamento può dirsi definitivamente concluso?

“Diciamo così. Dal punto di vista tecnico tutto è concluso. Non siamo invece ancora arrivati a cogliere appieno i risultati di questa operazione. Ma anche questo era previsto, e da questo punto di vista ci attendiamo molto nel 2023. In questo primo periodo abbiamo scontato il peso della trasformazione del modello di banca, e come sempre accade i risultati migliori arrivano proprio quando i modelli organizzativi e non solo prendono forma. Un modello nuovo, come quello che abbiamo impostato, richiede del tempo per essere assimilato. In questo caso da Rovigo. Ma è proprio il 2023 l’anno dal quale ci aspettiamo molto da questa innovazione che è la parte bella e positiva dell’operazione. A livello di tradizione, invece, devo dire che il territorio di Rovigo si è amalgamato davvero molto bene e rapidamente. Si percepisce giorno dopo giorno ed è stata davvero una bella scoperta per tutti”.

In questi giorni di inizio 2023 la domanda è quasi d’obbligo. Per il futuro prossimo lei è pessimista o ottimista?

“Io di base sono una persona ottimista ma vivo ancorato alla realtà. Le incognite che, inutile negarlo, ancora ci sono, ci inducono a mantenere la guardia alta. Del resto, mai come in questi ultimi anni abbiamo visto concretamente come i riflessi di un qualsiasi evento, che sia interno o internazionale, si riflettono immediatamente anche sulla nostra realtà. I rischi dunque ci sono. E c’è la grande incognita dell’inflazione. Bisognerà vedere se le misure adottate dalla Bce daranno l’effetto atteso. Diciamo però che la nostra realtà economica nel 2020 è stata capace di reagire ad una bufera come quella del Covid. Adesso siamo di fronte al rincaro delle materie prime e all’inflazione, ma il sistema ha già dimostrato di tenere. Sì, penso che il nostro sistema economico avrà la capacità di adeguarsi alle novità in corso”.

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