VOCE
L'ALLARME
05.01.2023 - 05:00
La nuova riforma delle pensioni non soddisfa affatto le richieste di Cna pensionati, che ritengono l’adeguamento non adatto alle attuali condizioni economiche, influenzate dai rincari di tutte le materie prime e del costo della vita in generale.
“Gli aumenti non ci soddisfano affatto - conferma Valeria Zanchetta di Cna Pensionati locale -,del tema pensioni si è parlato tanto ma alla fine non si è definito molto e siamo delusi. L'unica cosa che vediamo aumentare è il costo dei beni, benzina, gas e trasporti, ma le pensioni non aumentano in base ad essi”.
Al momento attuale la riforma prevede una rivalutazione del 100%, con un aumento del tasso del 7,3%, che tocca esclusivamente quelle fino a quattro volte il minimo, ovvero 2.101,52 euro al mese lordi, portando così la pensione minima Inps da 525,38 euro a 563,73 euro. Più nel dettaglio un aumento mensile di 38,35 euro e un aumento annuale di 498 euro ma calcolato su tredici mensilità. Per gli altri importi la rivalutazione sarà differente: tra le quattro e le cinque dell'85%; per quelle tra le cinque e le sei volte il minimo del 53%, per poi scendere al 47% per quelle tra sei e otto volte il minimo, al 37% per quelle tra otto e dieci volte e al 32% oltre le 10 volte.
A rimetterci saranno gli importi lordi superiori a 5.253 euro al mese per i quali la rivalutazione si limiterà al 2,33%.
“Spero sinceramente che si possa fare qualcosa in più - specifica Zanchetta - Nei prossimi giorni avremo un confronto sul tema e a fine mese abbiamo organizzato un convegno in cui si parlerà anche di pensioni e di sanità”. Sul tema pensioni Cna è chiara, per proteggerle adeguatamente è necessario inserire l'indice 'Ipca', l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’Unione europea.
“Adeguare la rivalutazione delle pensioni all’Ipca, significherebbe proteggere i pensionati dalla perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione e da una pressione fiscale sempre più gravosa - scrive Matteo Rettore -. Una delle principali proposte del 2022 di Cna Pensionati ha riguardato proprio l’adeguamento delle pensioni attraverso l’adozione dell’Ipca, ritenuto più adatto dell’indice Foi, per le famiglie di operai ed impiegati. L'ipca, infatti, sarebbe in grado di difendere meglio le pensioni quando l’inflazione si riaccende, come accaduto nell’anno appena trascorso, poiché il secondo non è abbastanza sensibile alle variazioni dei prezzi di quelle categorie di prodotti come alimentari ed energetici o sanitari, che hanno un peso maggiore nel paniere dei più poveri”.
A dimostrare la necessità di questo indice è anche l’ultima rilevazione Istat sull’inflazione dello scorso novembre, che ha certificato che i prezzi al consumo, basandosi sull’Ipca, sono aumentati dello 0,7% su base mensile e del 12,6% su base annua, mentre il Foi ha riconosciuto 'soltanto' un aumento rispettivamente del +0,6% e del 11,5%. “In assenza degli interventi di natura fiscale adottati dai vari governi per contrastare i rincari dei prodotti energetici, l’inflazione misurata dall’Ipca a novembre sarebbe stata pari a +13,3% - prosegue -. Con la legge di bilancio 2023 il governo ha stabilito che l’indicizzazione deve essere riconosciuta al 100% per i trattamenti pensionistici inferiori a quattro volte il trattamento minimo Inps, superata questa soglia è previsto un décalage a partire dall’85% per lo scaglione successivo, poco di più di 2.500 euro lordi mensili. Proprio sulla base di queste considerazioni questa misura avrebbe potuto avere un diverso impatto, migliorativo, se fosse stata adottata anche la rivalutazione in base all’Ipca”.
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