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Così mangiavano i nostri nonni

Escursione nella cucina contadina de territorio e recupero di tanti piatti

Così mangiavano i nostri nonni

Un tempo si diceva: “Parla come mangi” o “Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”.

Nella sua ultima fatica letteraria “Pan e conpanadego. Rapida escursione nella cucina contadina del Polesine” (Gieffe ed.), Adriano Romagnolo, già docente e preside, appassionato ed esperto di storia locale polesana - originario di Ceregnano - sembra prendere spunto proprio da questi detti per condurre il lettore in un viaggio fra le tradizioni culinarie dei nostri avi alla ricerca delle loro abitudini di vita. Tentativo apprezzabile di recuperare un mondo ormai svanito, tramandato fino a poco tempo fa dagli ultimi custodi memoriali ormai scomparsi quasi tutti. Perché - e lo avverte lo stesso autore - “non si tratta di una raccolta di ricette” di impronta etnografica, ma di “un lungo racconto di quello che fu il Polesine nei tempi passati”, che poi, in fondo, è il suo amato Polesine.

Attraverso la conoscenza delle abitudini alimentari di una popolazione, è infatti possibile, come si diceva, ricostruirne la storia su più assi: storico-sociale, economico e culturale. Lo stesso titolo, in una sintesi mirabile, propone i due poli di una civiltà prevalentemente contadina e povera, come per secoli fu quella polesana, nella quale i più si sfamavano (o, meglio, calmavano i morsi della fame) con pane, spesso ammuffito e raffermo, e insipida polenta, a fronte dei “benestanti” (proprietari e fattori), che si potevano permettere il “companatico” (il lusso della carne).

Ma l’opera di Romagnolo non si limita ad un nostalgico recupero del passato, spesso arricchito da commenti e sapienti citazioni storico-letterarie aiutandosi con le testuali espressioni in dialetto veneto: in essa l’autore, altrettanto consapevole indagatore della realtà contemporanea, propone un edificante quanto utile insegnamento di lotta allo spreco alimentare: quanto cibo buttato via, convulsamente comprato sotto l’influenza di lusinghevoli campagne pubblicitarie nella società del benessere!

In questo, la cucina contadina, figlia di “una civiltà fondata sulla parsimonia e moralità” - come precisa il professor Claudio Garbato nella presentazione -, ha infatti ancora molto da insegnare in termini di recupero e nell’arte della rivisitazione, capace di rendere prelibati alimenti umili e perfino gli avanzi del giorno dopo. Non a caso, anche i ristoranti più noti stanno riscoprendo e riproponendo con successo le ricette dei nostri nonni, un tempo considerate “cibo dei poveri”: dalla ribollita o la “panada” (crema di pane), “sarde in saor”, polenta e baccalà alle erbette di campo o riso, patate e fagioli sapientemente cucinati in vari stuzzicanti modi, come i mitici “fasoi in potacin”.

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Commenti all'articolo

  • frank1

    07 Gennaio 2023 - 08:16

    i vecchi di una volta,in gennaio macellavano il maiale....ed era una festa tutto l'anno..cotechini..pancette...salami...e campavano 100 anni in salute,anche con una buona bottiglia di rosso genuino.ora se mangi una fetta di cotechino,sale il colesterolo e i trigliceridi...dicono...io ho altri dubbi in merito..ma'....

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