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Il ricordo

Vialli e quel torneo di golf pieno di campioni ad Albarella

Nel settembre 2016 con l'amico Mauro e la loro fondazione raccolse fondi per la ricerca sulla Sla

Vialli e quel torneo di golf pieno di campioni ad Albarella

Con Vialli condivido il nome, anzi mezzo nome. E quando quel lunedì di settembre di sei anni fa ad Albarella, per il torneo di golf organizzato dalla Fondazione “Vialli e Mauro”, Massimo Mauro guardò verso di me dicendo “Luca!”, lo scrutai un po’ perplesso. I suoi occhi puntavano dritti, ma dietro di me, dove c’era Gianluca Vialli. Un ragazzo gentile, Vialli, di un’educazione davvero d’altri tempi. Misurato con le parole, amichevole nei gesti, mi accolse - io, più tifoso che giornalista - con un sorriso, indicandomi dove ritirare la cartellina stampa e spiegandomi a grandi linee come si sarebbe svolta la giornata. Il tutto mentre chiamava i suoi collaboratori per organizzare al meglio l’accoglienza dei tanti campioni che quel giorno affollarono il 18 buche dell’isola nel cuore del Delta del Po.

Un evento nato per raccogliere fondi a favore della ricerca sulla Sla, che la fondazione porta avanti da decenni. Ad Albarella arrivò una incredibile combriccola di big del calcio mondiale, passati per il campionato italiano negli ultimi 40 anni: da Platini a Shevchenko, da Del Piero a Panucci, da Ottavio Bianchi a Stefan Schwoch, e ancora Margiotta, Paramatti, Tassotti. Con loro anche golfisti di fama mondiale e i fratelli Scanavacca. C’era anche la moglie di Johan Cruijff, Diana, che aveva perso il marito sei mesi prima per un tumore ai polmoni. La commozione fu tanta quando, dal palco, Mauro e Vialli ricordarono proprio la figura del grande campione olandese e di quanto avesse fatto per sostenere la loro fondazione.

Ripensando a quel giorno, in cui il ragazzino tifoso che è in me avrebbe stretto con un abbraccio fortissimo tre quarti dei presenti, a partire proprio da Vialli, ma che è rimasto a malincuore al suo posto rubando appena un paio di selfie - pure sfocati - al bomber della Nazionale, provo a immaginare i milioni di occhi che lo hanno ammirato, lungo tutta la sua carriera. Dagli spezzoni azzurri di Messico ’86 alla doppietta capolavoro contro la Svezia nelle qualificazioni agli Europei del 1988, dai capelli biondo platino dopo lo Scudetto con la Sampdoria alla Champions League prima sfiorata coi doriani e poi alzata con la Juventus, dai gol strepitosi ai titoli conquistati in panchina nel Chelsea fino all’emozionante abbraccio col gemello Roberto Mancini, nella notte in cui l’Italia tornò sul tetto d’Europa. Milioni di occhi pieni di lacrime, oggi che Vialli non c’è più.

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