VOCE
l’intervista
17.01.2023 - 10:30
Ha indagato sulla strage di Capaci, che provocò la morte del giudice Falcone, ed ora da tempo indaga sulle stragi di mafia del 1993, per le quali è stato condannato come mandante proprio Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra arrestato ieri a Palermo dopo 30 anni di latitanza. Luca Tescaroli, originario di Adria, è un magistrato esperto del contrasto alla mafia. Attualmente è procuratore aggiunto a Firenze e coordinatore delle attività della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo toscano.
Procuratore Tescaroli, cosa significa l’arresto di Messina Denaro?
“Un grande risultato per lo Stato. Che dimostra la presenza dello Stato e che rafforza la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Messina Denaro è l’ultimo dei Corleonesi, il suo arresto è la fine di quel modo di essere mafia. Lui era legatissimo a Totò Riina. Ed infatti è stato condannato con sentenza passata in giudicato nel 2001 quale mandante delle stragi del 1993, 1994, la strage degli Uffizi a Firenze, la strage di via dei Georgofili, le bombe di Milano e Roma e l’attentato a Maurizio Costanzo al teatro Parioli di Roma. Ha svolto un ruolo determinante nella dinamica ideativa di quelle stragi, e se dovesse collaborare con la giustizia potrebbe dare un contributo determinante alla ricerca della verità su quei fatti e fornire tante risposte”.
E’ prematuro dirlo ma secondo lei ci sono possibilità in questo senso?
“Difficile dirlo. Di sicuro nella storia della lotta alla mafia di boss che hanno collaborato ce ne sono stati diversi e grazie a loro le dinamiche sulle stragi sono state svelate e di tanti altri episodi criminali. Risultati in termini di individuazioni di responsabilità e di condanne”.
Ed ora, dopo Messina Denaro chi comanda in Cosa Nostra? Si fanno già nomi di possibili successori.
“Bisogna vedere quello che succederà e come reagirà Cosa Nostra e il mondo dei detenuti, perché non dimentichiamo che i detenuti di mafia, anche con il carcere duro, tendono a mantenere sempre un legame con il loro mondo e con il loro territorio”.
Messina Denaro è definito l’ultimo custode dei segreti di Totò Riina.
“Certo, di cose ne deve sapere parecchie, probabilmente è a conoscenza di molti segreti. Ci sono una serie di indicazioni in questo senso. L’auspicio è anche questo”.
La svolta per il suo arresto dopo 30 anni di caccia all’uomo?
“Le indagini sono state coordinate dalla procura di Palermo, che sa come si opera in queste situazioni”.
Lei adesso di cosa di sta occupando nel quadro della lotta alla mafia?
“Ho indagato a lungo sulla strage di Capaci. Ora mi occupo delle stragi del biennio del ’93 e ’94”.
E quindi anche della famosa trattativa Stato-mafia?
“La trattativa che è stata riconosciuta nel corso dei processi celebrati”.
Quindi è probabile che anche lei interrogherà Matteo Messina Denaro?
“Vedremo. Intanto ribadisco che siamo di fronte ad un risultato straordinario, di cui ci dobbiamo rallegrare tutti”.
Abbiamo citato la strage di Capaci, cosa è rimasto da scoprire di quel tragico evento?
“Sono rimasti degli interrogativi aperti, anche se i mandati e gli esecutori sono stati individuati, chi faceva parte dei vertici di Cosa Nostra di quel periodo. Ci sono state tante condanne, e non è poco se paragoniamo questi risultati alle troppe stragi che hanno insanguinato l’Italia e che non hanno ancora i nomi dei responsabili”.
Il pericolo di infiltrazioni di mafia e organizzazioni criminali fuori dalla Sicilia e al nord?
“Io lavoro in Toscana, e il rischio esiste, e allo stesso modo esiste in altre regioni”.
Cosa Nostra come reagisce a questi arresti eccellenti?
“Occorrerà vedere i movimenti che saranno in Cosa Nostra e, come ho detto prima, fra i detenuti. Il pericolo di allacciare e tenere i rapporti con l’esterno c’è sempre”.
La mafia è cambiata?
“La strategia è quella dell’inabissamento, non è più quella dei delitti eccellenti, ma comunque pericolosa e pronta a infilarsi ovunque”.
Che auspicio si sente di formulare alla luce dell’arresto di Messina Denaro?
“Di non mollare mai nel contrasto alle organizzazioni criminali. Risultati come quello di Palermo dimostrano che la mafia si può battere”.
Un ultima cosa: il suo legame con Adria e col Polesine?
“Sempre forte. Ci torno ogni volta che posso e sempre con grande piacere”.
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