VOCE
ADRIA
19.01.2023 - 19:00
Nessuno può restare indifferente passando in località Colafonda e vedendo quella “cattedrale nel deserto” che è diventato l’autodromo Adria international raceway. Una profonda fitta al cuore al pensiero del dinamismo e della vitalità, non solo motoristica, che si respirava nella struttura. Ma da un anno è calato il silenzio. Un tetro silenzio.
Soprattutto da parte delle istituzioni locali perché da almeno 10 mesi l’autodromo è completamente sparito dall’agenda politica. A un anno di distanza dall’intervento dell’autorità giudiziaria, che ha messo i sigilli sull’impianto, il sindaco Omar Barbierato non ha ritenuto di intervenire per fare il punto della situazione, per spiegare alla cittadinanza se si intravvede o meno un filo di luce in fondo al tunnel. Sulla sua pagina Fb compaiono in prima battuta un corso per l’apicoltura, poi alcuni appuntamenti musicali.
Sull’autodromo silenzio totale, anzi indifferenza, nonostante il tremendo impatto economico subito dalle tante e molteplici attività dell’indotto di Adria e di un ampio circondario. Ieri l’ex vicesindaco Federico Simoni ha ricordato che l’indotto era stimato di oltre 10 milioni di euro. Un’autentica mazzata per il tessuto economico produttivo locale.
Sulla questione interviene Flavia Altoè che curava la gestione amministrazione e le relazioni esterne. Ovviamente resta molto abbottonata, perché la situazione è ancora delicatissima e la vicenda giudiziaria quanto mai complicata.
“Posso soltanto dire – afferma – che la chiusura si poteva evitare. A distanza di un anno, ancora non ho ben compreso perché si è voluto fare un’azione del genere: una decisione per me incomprensibile. Ognuno può fare le valutazioni che ritiene opportune, ma resto convinta più che mai che si poteva consentire il proseguimento dell’attività mentre le vicende giudiziarie facevano il loro corso. In questo modo si sarebbe salvato l’indotto in una congiuntura economico finanziaria quanto mai difficile”.
Ci sono prospettive per il prossimo futuro?
“Non posso rispondere, posso solo dire che noi continuiamo a lottare, non ci arrendiamo. Poi vedremo quello che succederà”.
La voce di Flavia appare alquanto serena ed è l’unico lampo di luce al quale aggrapparsi per tenere viva la speranza che quanto prima possano tornare a rombare i motori e tutto il resto.
Amarezza viene espressa dal capogruppo della Lega a Palazzo Tassoni, Paolo Baruffaldi, che sulla propria pagina Fb ha condiviso questo post: “E’ già passato un anno da quel maledetto lunedì 17 gennaio 2022.
La chiusura dell’autodromo è stata una delle peggiori pagine della storia polesana non solo per noi dipendenti e collaboratori ma anche per buona parte del tessuto economico e sociale del nostro territorio. Manca il rombo dei motori in pista, manca la vivacità dei piccoli grandi campioni sui kart, manca l’allegria e la competizione, manca un polo motoristico a livello mondiale ad Adria”.
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