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SPARI IN CLASSE

"Punire sì, ma punire educando"

L'opinione di Anna Osti, avvocato e presidente dell'associazione Altoditerra, che si occupa di minori

"Punire sì, ma punire educando"

Ieri la riunione tra genitori della I D e scuola, un tutti contro tutti dopo il programma “Le Iene”

Prima il fatto, grave, gravissimo: gli spari alla prof e il video, le risate, la gogna sui social e il risalto che il video ha avuto anche a livello nazionale. Poi il silenzio di tre mesi, che - a quanto denuncia alle “Iene” anche uno dei genitori della classe I D, Valerio Gennaro - è stato voluto dalla scuola, affinché il polverone si depositasse a terra: nessun incontro con i genitori, scuse sporadiche e addirittura il congelamento a seguito di ricorso della sospensione, che solo in questi giorni è stata “sbloccata”.

Proprio ieri sera, in tarda serata, si è svolta una riunione certamente tardiva tra i genitori dei 24 alunni e la dirigenza. Tre mesi dopo.

E il polverone scaturito a ottobre dall’attenzione dei media nazionali, tre mesi dopo, a Rovigo è diventata una bufera, un tutti contro tutti. Che la scuola Iis Viola Marchesini fa sempre più fatica a gestire col silenzio, mentre fa quadrato, in attesa che la preside Isabella Sgarbi conferisca con il ministro Giuseppe Valditara, martedì prossimo. Il ministro dell’Istruzione e del Merito ha promesso misure esemplari e lavori socialmente utili per i ragazzi.

Lo scivolone, il passo falso, la parola in più, la guerra sugli “a margine” che diventano il fulcro della questione, i commenti a valanga sui social (il 14enne che ha colpito la docente Finatti si è scusato il giorno dopo, ha ottimi risultati... e giù critiche feroci, la prof dichiara “ho denunciato perché capiscano”... e giù altre stilettate): una vera bufera su Rovigo.

L’avvocato Anna Osti, presidente dell’associazione AltodiTerra, che si occupa di minori, sottolinea proprio questo: “La riflessione che abbiamo fatto con la nostra pedagogista, la dottoressa Lisa Tieghi, è proprio sul concetto di punizione. Il fatto è grave, ma abbiamo a che fare con dei minori, che per il nostro ordinamento vanno tutelati, la punizione deve essere data nell’ottica educativa che è imprescindibile".

"Che l’insegnante che faccia la denuncia che ritiene di fare è un diritto personale, che lo faccia colpendo tutta la classe, è discutibile. Poi, bisogna interrogarsi sul futuro di questi ragazzi, cosa è giusto per loro perché capiscano, perché non cadano in una situazione ancora peggiore. La denuncia penale è davvero un segnale educativo che la docente dice di voler dare?”.

E ancora: “Ho sentito parlare di branco, ma il branco è un’altra cosa, io parlerei di gruppo. Bisogna capire se esiste il dolo nell’intenzione di questi ragazzi. Volevano fare una sciocchezza? Volevano fare davvero male? Volontà era quella di quella di deridere? Chi ci dice che la risata non fosse nervosa? Che intenzioni avevano? Tutti i soggetti di questa vicenda saranno additati e avranno ripercussioni per lungo tempo. Ma a 14 anni non si può parlare di delinquenza, bisogna educarli, pensare al loro futuro. La pena va commisurata al danno. Ci sta la espulsione dalla scuola, ci sta il volontariato, ma la rieducazione del condannato è un caposaldo della nostra Costituzione in soggetti di 14 anni va valutata una modalità alternativa per recuperarli per cercare di dare una speranza”.

Per Osti la preside e le istituzioni di Rovigo hanno fatto abbastanza in questa vicenda: “La preside si è mossa subito, ho visto le interviste. E leggendo i commenti sui social il disvalore dell’atto è stato colto eccome. Ogni scuola ha dei programmi in cui c’è lo sportello con lo psicologo, incontri su incontri. Forse l’anello debole di questa catena è la scuola media. Si sottovaluta questo percorso di mezzo in cui i bambini diventano adolescenti”. Adolescenti, è vero. La ragazzina ripresa dalle telecamere delle Iene, martedì sera, mentre fa ascoltare la chat tra i compagni era carne al fuoco che forse si poteva evitare.

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