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Il lungo peregrinare del Cenacolo

Una storia secolare

Il lungo peregrinare del Cenacolo

Il 17 gennaio il Rotary club Altopolesine ha ospitato il professor Paolo Aguzzoni, per approfondire le avventure del cenacolo di Girolamo Bonsignori. Presenti anche il sindaco Giovanni Rossi e l’assessore alla cultura Valeria Targa.

Sull’indiscusso valore dell’opera era stato organizzato, l’8 maggio 2022, un convegno al teatro Balzan. In quell’occasione molto era stato detto ma, nella conviviale rotariana, il vice presidente del Sodalizio Vangadiciense ha potuto rivelare dettagli inediti sulla meravigliosa tela. Il cenacolo del Bonsignori, probabilmente dipinto nel 1514, ha peregrinato fino in Francia seguendo le vicende della proprietà D’Espagnac, che acquisirono nel 1797 la Vangadizza e nel 1806 quasi tutto il Polirone. Dopo un periodo nel palazzo Estensi di Sassuolo, la tela nel 1844 approdò Oltralpe, dove rimase qualche decennio. Quando i D’Espagnac vendettero il Polirone e il palazzo di Sassuolo, la tela nel 1927 arrivò finalmente a Badia.

L’ultimo proprietario, Michel De Rostolan, nel 1980 vendette l’abbazia alla Diarca di Castagnaro, che ne fece deposito di mobili.

L’imponente tela (234 x 772 cm) superava però le dimensioni della parete del refettorio, per cui fu arrotolata alle due estremità. Un particolare che, come ha evidenziato Aguzzoni, diventò utile per recuperare i colori originali dopo il rovinoso incendio dell’8 maggio 1981.

Dopo il certosino recupero svolto dalla Soprintendenza veronese e l’esposizione, nel 1984, all’Accademia dei Concordi di Rovigo, il 29 aprile 1985 il Comune di Badia deliberò l’acquisto dell’abbazia e del cenacolo per 980milioni di lire. Il 7 maggio del 1985, versando una caparra di 150milioni di lire (20 in più del Comune mantovano), il Comune divenne proprietario della tela che, il 13 maggio successivo, entrò finalmente nel museo Baruffaldi.

Nel frattempo però San Benedetto Po aprì un contenzioso rivendicando la prelazione sull’acquisto della tela. La causa, che durò quattro anni, terminò nel giugno 1989 col pronunciamento del Tribunale di Mantova che, accogliendo gli argomenti difensivi dell’avvocato Canzio Bonazzi, stabilì che la proprietà dell’opera spettava a Badia Polesine.

La controversia fece scalpore, tanto da finire sui media nazionali con strascichi polemici trentennali.

Solo nel 2018 il dialogo fra le parti è ripreso giungendo finalmente all’accordo per il prestito del dipinto a San Benedetto Po, giusto per il periodo del restauro dell’ex Monte pegni dov’era custodito.

Il cenacolo è così tornato dopo trecento anni, provvisoriamente nella sede per cui fu concepito: il Refettorio dell’abbazia di San Benedetto in Polirone, inserendosi perfettamente nella parete affrescata attribuita al Correggio.

Su questo punto Giovanni Rossi ha spiegato le motivazioni del prestito, evidenziando il ritorno d’immagine per Badia, offerta dall’esposizione in terra mantovana. Sui tempi di ultimazione dei lavori del museo Baruffaldi e sul ritorno della tela a Badia, ora tutto dipende dall’incasso dei circa 830mila euro assegnati col bando “Bellezza”, per la cui erogazione si attende la firma del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

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