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ROVIGO

"Via da Casa Serena? Per loro sarà un trauma..."

La psicologa: “Gli anziani dovranno ricominciare da zero, non è facile"

"Gli anziani nelle case di riposo necessitano del massimo livello di attenzione"

Timore e senso di smarrimento: i sentimenti più comuni tra gli anziani di Casa Serena, che nei prossimi mesi si vedranno strappare dai luoghi in cui hanno vissuto per tanti anni, perdendo non solo un’identità personale, ma anche amicizie e riferimenti importanti. Molti di essi vivono in spazi ormai in stato di degrado, ma nonostante ciò faticano ad accettare l’idea di abbandonare la struttura.

Tra le motivazioni di questa difficoltà, incomprensibile a molti, la necessità di adattarsi ancora una volta a una vita che già era cambiata come spiega la neuropsicologa Barbara Bononi. “E’ un tema davvero importante - conferma - che spesso affronto durante i corsi di formazione per figure Oss che andranno a lavorare in casa di riposo. Bisogna ricordare la persona che entra in casa di riposo si trova a lasciare controvoglia la propria abitazione e vive un vero e proprio lutto situazionale dato dalla perdita dei punti di riferimento della sua vita. Quando un anziano fa ingresso in una casa di riposo entra con la paura di perdere alcune figure importanti, soprattutto i nipoti”.

Una perdita, però, che si estende anche alle attività quotidiane, quei piccoli rituali come il momento di gioco a carte o delle chiacchiere tra amiche che non solo accompagnano la loro vita, ma danno anche un senso alle loro giornate. “Chi è autosufficiente a livello psichico e fisico avrà ancora più difficoltà ad inserirsi in un ambiente come la casa di riposo, rispetto ad altre persone che magari non comprendono del tutto la situazione - continua - le persone pienamente consapevoli che si trasferiscono in un’altra struttura hanno sicuramente fatto un grande investimento per adattarsi, ma soprattutto per potersi fidare di persone che non conoscono e con cui devo condividere spazi, come la camera da letto, il momento del pranzo o costruire un dialogo su temi di interesse comune".

"Si entra in una età che fisiologicamente porta verso una sorta di ritiro sociale, perché si è maturato un certo equilibrio ed una consapevolezza che ha portato anche a scegliere le persone con cui condividere il tempo. Già doversi adattare a questo cambiamento richiede uno sforzo importante”.

Un equilibrio, quindi, che si è creato con molta fatica, poiché già il passaggio nella struttura rappresenta un doversi adattare ad una nuova situazione. La chiusura di Casa Serena e il trasferimento verso altre sedi rappresenta quindi una nuova richiesta di cambiare. “Una volta creato un equilibrio, stapparlo e rimetterlo in piedi da un’altra parte le costringe ancora una volta a rimettersi in discussione - prosegue - soprattutto in persone a cui rimangono, come socialità, le figure conosciute nella casa di riposo, perché magari i figli sono lontani o la compagna di vita non c’è più”.

Nell’anziano quindi subentra un senso di abbandono, un non avere più un luogo sicuro, anche da punto di vista cognitivo. “Si va a prenderli e spostarli da un luogo in cui hanno costruito uno spazio, legami con persone correlate anche ad attività ludiche messe in atto - aggiunge l’esperta - dover riorganizzare cognitivamente gli spazi, riorganizzare i rapporti col vicinato, destabilizza l’anziano. Che sente un senso di perdita che si fa sempre più vicino portandolo anche sentirsi escluso”.

La neuropsicologa spiega come non sia inusuale che durante eventi come un terremoto siano proprio gli anziani quelli più restii a lasciare la casa. “L’abitazione è un micromondo che rappresenta una parte della loro vita per questo anche in situazione di pericolo fanno fatica a lasciare il loro luogo sicuro”. Durante questa fase quindi è fondamentale riaprire un dialogo e tentare di comprendere le loro difficoltà, non minimizzandole. “Dovrebbero invece essere compresi - conclude - in questo momento il ruolo del familiare deve tornare quasi centrale, questi anziani si ritrovano punto a capo e si trovano a rivedere qualcosa che hanno già affrontato. No va sottovalutato nulla degli aspetti emotivi che stanno vivendo, e soprattutto non vanno trascurati. Sia dalle famiglie che da quelle figure, anche istituzioni, che con loro possono mantenere un dialogo”.

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