“Spaccio mortale”: chiuso il maxi processo

In origine, le persone coinvolte nella maxi inchiesta della squadra mobile della questura di Rovigo, che aveva lavorato su un importante giro di spaccio di cocaina radicato in città, erano una trentina. L’indagine si era poi suddivisa in vari tronconi processuali, anche a seguito delle diverse scelte degli imputati e delle loro difese.

A giudizio ordinario erano quindi rimaste, in tutto, sette posizioni da trattare. Anche queste, ora, sono state definite, in primo grado, in Tribunale a Rovigo. Di conseguenza, il quadro, perlomeno in primo grado, è completo. A monte dell’inchiesta, c’era stato il decesso di una 45enne, molto conosciuta in città. La sua morte, secondo quanto emerso all’epoca, era ascrivibile a una overdose. Sentitasi male ed entrata in coma a fine 2016, morì alcuni mesi dopo, in una struttura sanitaria, senza mai essersi ripresa.

Dei sette imputati, quattro sono stati condannati, mentre tre sono stati assolti. Importante precisare, comunque, come nessuno di loro fosse chiamato a rispondere del decesso della donna, né messo in alcun modo in relazione con questo.

I quattro condannati hanno incassato pene pari a tre anni di reclusione, tre anni e dieci mesi di reclusione, un anno e otto mesi di reclusione; l’ultimo, invece, difeso dall’avvocato Franco Giomo, ha ottenuto che l’ipotesi di reato per la quale si procedeva venisse messa in continuazione con un precedente episodio, con pena totale fissata a 10 mesi; un incremento, quindi, sostanzialmente di appena due mesi rispetto alla condanna precedente. Assoluzione, invece, come detto, per gli altri tre imputati, uno dei quali difeso sempre dall’avvocato Giomo. Si tratta, come detto, di sentenze di primo grado che sono, quindi, passibili di appello, una volta che gli imputati e le difese avranno letto le motivazioni della sentenza.