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DECREMENTO DEMOGRAFICO

“La chiave: pochi servizi”

“La provincia paga deficit in mobilità, clima e opportunità per giovani e residenti”

“La chiave: pochi servizi”

Polesine sempre più a rischio di spopolamento, tra crolli di nascite e fenomeno dell'emigrazione. Un Polesine sempre più vecchio, perché nel 2022 sono nati 952 bambini, un meno 42,5% rispetto all'anno precedente. Ma anche un Polesine da dove molti scelgono di andarsene, confermato dal fatto che negli ultimi 11 anni si siano perse quasi 19 mila residenti.

A scatenare questo fenomeno, come conferma il sociologo Giorgio Osti, una normale ciclicità degli spostamenti da e per i centri urbani, ma anche una mancanza di servizi fondamentali che spinge le famiglie a cercarli altrove.

Osti, i dati che abbiamo analizzato parlano chiaro. La popolazione polesana è composta da più persone anziane che giovani ed il Polesine anno dopo anno perde gradualmente residenti. Che cosa sta accadendo?

“Per analizzare in modo completo la situazione del territorio servirebbe una prospettiva di lungo periodo. In ogni caso possiamo immaginare che il Polesine stia vivendo una fase di decentramento della popolazione, fenomeno che c'è già stato nei decenni precedenti. Sono fenomeni normali che colpiscono tutti i centri abitati. Se in passato gli alti costi delle abitazioni delle aree metropolitane hanno portato all'individuazione del Polesine come zona dove trovare casa ad un prezzo inferiore, portando quindi ad una crescita demografica, questo vantaggio ha funzionato e ha retto fino ad un certo punto”.

Che cosa può aver fatto venire meno questo interesse?

“I costi delle abitazioni probabilmente sono rimasti competitivi ma c'è stato un calo drastico dei servizi, soprattutto quelli dedicati alle famiglie giovani. Questo le porta a doverli cercare fuori, affrontando costi più alti, in zone magari urbanizzate dove hanno diverse possibilità, mezzi pubblici, scuole e altro ancora. Punto di forza, davvero importante rispetto ad altri mezzi di trasporto, è la comunicazione su rotaie, che permette di collegare i centri alle zone periferiche in maniera più veloce. La cura del ferro nel Polesine, però, è davvero molto limitata. Se l'asse nord-sud, quindi la linea Padova-Bologna funziona bene, quella est-ovest è molto deficitaria. Ci sono fasi in cui avvengono decentramenti legati ad alcuni aspetti convenienti mentre ora stiamo vivendo una fase di accentramento verso centri più grossi e meglio serviti. Il Polesine è un territorio vasto, dispersivo con un'armatura urbana debole”.

Alcuni primi cittadini hanno raccontato anche di una perdita progressiva di quegli stranieri arrivati molti anni fa, che qui avevano costruito famiglia e trovato lavoro, ripartiti verso destinazioni estere in cerca di opportunità migliori. Quanto pesa il fenomeno dell'immigrazione anche nel nostro territorio?

"In realtà in Polesine pesa molto il fatto che siano arrivati meno immigrati, rispetto ad altre zone. In ogni caso coloro che si spostano hanno bisogno di avere a disposizione servizi a basso costo, che qui non sono reperibili. Con la moria di negozi, sportelli delle poste o bancari, hanno trovato più difficoltà e hanno scelto di spostarsi”.

Ci si sposta quindi verso le grandi città. La campagna non piace più?

“Fino a qualche anno fa si restava in Polesine per una serie di fattori di natura ambientale. L'aria buona, la tranquillità della campagna, ora questo fattore è svanito. È stato dimostrato che oggi, a seguito dei cambiamenti climatici, il Polesine ha un clima più caldo rispetto a zone vicine. Piove meno, c'è più caldo, si sono alzati i valori delle polveri sottili, condizioni quasi più sfavorevoli di quelle delle grandi città. Il Polesine quindi non ha più il clima ideale che si cerca. Più critica ancora la situazione dell'area del Delta del Po che, oltre a questi cambiamenti, dovrà affrontare la questione dell'innalzamento del livello del mare”.

Oggi si parla anche di Pnrr, con un rilancio dal punto di vista economico ed industriale.

“Il tessuto industriale produttivo polesano è debole, perché il terziario tende ad accentrarsi. Piccole mancanze negli strumenti tecnologici, come ad esempio la banda larga, possono far desistere le aziende dall'insediarsi. C'è una situazione generalizzata di sfiducia a livello nazionale, il Polesine per le sue caratteristiche ne risente di più. Interessante e positivo è il fenomeno Amazon, bisogna capire però se nei progetti dei lavoratori vi sia il radicarsi localmente. Da una parte c'è il bisogno di lavoro che porta qui le persone, ma se manca un progetto di radicamento la situazione demografica non può cambiare”.

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