VOCE
LENDINARA
03.02.2023 - 20:00
La Carta Ittica Regionale approvata il 30 dicembre scorso parla di sette specie che popolano i fiumi veronesi finite sotto minaccia. La più nota è la trota marmorata, seguono il luccio italico, il temolo nostrano, la sanguinerola, lo scazzone, lo spinarello e il gambero di fiume. Le ultime quattro specie, in particolare, sono vere e proprie “antenne” rispetto al rischio d’inquinamento idrico in quanto sopravvivono soltanto in acque incontaminate.
Fondata nel 1998, quasi duemila soci, l’Associazione Pescatori Provincia di Verona gestisce 220 km di acque salmonicole veronesi su concessione della Regione Veneto, occupandosi di tutela e salvaguardia degli ambienti acquatici, e venerdì 3 febbraio — nel weekend che apre la stagione della pesca in Adige — presenterà insieme all’assessore regionale al Territorio, Cristiano Corazzari, e al direttore di Veneto Agricoltura, Nicola Dell’Acqua, il suo progetto di protezione della trota salmonata e delle altre specie minacciate. L’evento si terrà a Montorio, dove una decina di anni fa l’associazione ha creato il proprio impianto ittiogenico (o incubatoio) recuperando l’intera area dell’ex depuratore in disuso di Agsm-Aim: l’appuntamento è in via Spalato, località Parola, alle ore 10,30.
Da vent’anni presidente di A.p.p.v., Gilberto Domenichini spiega perché la sopravvivenza delle specie sopracitate sia a rischio: “La trota marmorata e le altre specie autoctone, accomunate dal richiedere uno stretto monitoraggio anche sul piano genetico, sono minacciate in primis dalla presenza di pesci alloctoni, cioè non originari del territorio bensì ‘introdotti’, che tolgono loro spazio e in certi casi le costringono ad affrontare malattie verso cui non sono immuni, vedi il caso del gambero della Louisiana in rapporto al gambero di fiume. Altri fattori sono l’inquinamento, il trattamento delle acque e le deviazioni dei corsi ad opera dell’uomo”.
L’Associazione Pescatori Provincia di Verona creerà allevamenti ad hoc, come nel caso della trota marmorata che vedrà la collaborazione con Veneto Agricoltura, ma anche bacini in cui le specie minacciate potranno riprodursi nonché zone di tutela in cui vigerà il divieto di pesca.
La trota marmorata fa partedell’Olimpo dei pesci protetti e, proprio per questo, è sempre più sentita l’esigenza di preservarla dal declino che la sta interessando. Specie autoctona nonché più importante salmonide endemico dell’area padano-veneta, la Trota marmorata riveste un rilevante interesse sul piano conservazionistico e comunitario.
Si tratta di un “pesce ancestrale” com’è stato più volte definito; un predatore che supera il metro di lunghezza, può arrivare a pesare fino a 20 kg e vuole acque limpide, fresche, ben ossigenate. Oggi la sua esistenza è minacciata soprattutto da interventi dell’uomo che vanno a “modificare l’ambiente”, vedi prelievi idrici, inquinamenti, pesca in eccesso e coabitazione forzata con salmonidi quali la trota fario: parliamo di salmonidi introdotti artificialmente negli habitat della marmorata, ossia nel tratto pedemontano e nell’alta pianura dei corsi d’acqua, dove non a caso si registra in maniera marcata il fenomeno dell’ibridismo. La consapevolezza di dover salvaguardare specie come la trota marmorata, anche attraverso la qualità delle acque e la designazione di zone speciali di conservazione, nasce già negli anni 80 grazie alle Carte Ittiche e diventa un tema ancor più forte a partire dal 2000. Ma c’è ancora tanta strada da fare. E il ripopolamento della specie, tra gli obiettivi fondamentali, non può che passare per piani strutturati e pratiche mirate.
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