VOCE
VENETO
24.02.2023 - 13:44
Tra il 2019 e il 2021 sono stati 1.457 i medici veneti dipendenti pubblici che hanno rassegnato volontariamente le dimissioni, su un totale di 7.054 rimasti in servizio a marzo 2022 (ovvero, se n’è andato quasi il 20% dei professionisti). 2.398, invece, gli infermieri che si sono licenziati volontariamente dalla sanità pubblica nello stesso arco di tempo, scendendo a 19.827 (totale regionale).
Numeri che, insieme a quelli diramati dal sindacato dei medici Anaao Assomed, secondo cui il 23% dei contratti sanitari banditi nella nostra Regione non sono stati assegnati o abbandonati (quando la media nazionale si attesta al 19%), illustrano un quadro più che preoccupante.
“Nonostante questo trend che non accenna a diminuire, c’è ancora chi che fa finta di niente – commenta il Portavoce dell’Opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni – Anzi, ha l’ardire di portare avanti la narrazione della sanità veneta d’eccellenza. Basta farsi un giro in uno delle migliaia di ambulatori dislocati nei presìdi sanitari pubblici per realizzare che i cittadini hanno smesso di credere a questo mantra”.
“Al di là delle solite dichiarazioni di facciata da parte dell’amministrazione regionale, questi dati impongono una riflessione sul forte malessere del personale sanitario, oltre che sull’acclarata incapacità da parte del settore pubblico di attrarre i professionisti sanitari”. La nostra sanità pubblica, aggiunge, “viene messa in crisi da una burocratizzazione crescente, da condizioni di lavoro sempre più difficili e da un aspro clima lavorativo".
"La sindrome da burnout è davvero troppo diffusa tra il personale sanitario, come dimostrano i numeri. Veramente – conclude - qualcuno ritiene che proseguire a dire che siamo bravissimi aiuti a fornire servizi di qualità ai cittadini e ad attirare i giovani medici più preparati? Il re è nudo, e bisogna dichiararlo apertamente”.
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