Cerca

ROVIGO

In città sfila l’orgoglio degli ucraini

“Speriamo ogni giorno che la guerra finisca per poter riabbracciare i nostri cari rimasti in patria”

In città sfila l’orgoglio degli ucraini

Hanno marciato in silenzio lungo le strade della città, accompagnati solo dal suono di una sirena antiaerea. Sono i cittadini ucraini che vivono in città e che, ad un anno dall’esplosione del conflitto, hanno manifestato per chiedere ancora una volta la pace.

Donne, uomini e tantissimi bambini che hanno camminato sventolando bandiere e cartelloni, per arrivare in piazza Vittorio Emanuele, dove la manifestazione è terminata con la deposizione di alcuni peluche sopra un telo “insanguinato”.

“Abbiamo scelto di fare questa breve passeggiata col rumore degli allarmi e la deposizione dei giocattoli per un motivo preciso - spiega Paolo - fino a qualche tempo fa i cittadini ucraini vivevano in serenità, come qui in Italia. Le cose belle però finiscono, come il giorno finisce con il calare del sole. Il silenzio è stato rotto dagli allarmi, il rumore del traffico sostituito dalle bombe, le risate dei figli da inquietanti silenzi. Le preoccupazioni su cosa preparare per la cena sono diventate ‘riuscirò a mangiare qualcosa?’ Ma soprattutto: ‘Sopravviverò fino a stasera?’”.

Tra i tanti presenti in piazza anche cittadini che dall’Ucraina sono dovuti scappare. Come Vera e Yuri, fuggiti con mezzi propri il primo giorno del conflitto. “Siamo partiti lo stesso giorno dell’inizio della guerra, vivevamo a 70 chilometri da Charkiv - raccontano - appena sono iniziate le esplosioni. Siamo partiti con la nostra macchina con tutta la famiglia, figli e nipoti, abbiamo viaggiato per più di 18 ore senza mai fermarci. Là abbiamo lasciato tantissimi parenti ma soprattutto tantissimi amici, persone che non hanno potuto andare via ma anche persone che hanno scelto di rimanere per difendere il proprio paese”.

Non tutte le famiglie però sono state così fortunate da poter partire insieme, e c’è anche chi in Italia è arrivato senza parte della propria famiglia. “Sono arrivata qui a settembre, tutto è iniziato proprio nella mia città, Irpin’, città satellite di Kiev - spiega Oxana - siamo praticamente stati in prima linea dall’inizio del conflitto, dalle quattro del mattino quando hanno iniziato a volare gli aerei e a cadere le bombe. Là sono rimasti mio marito, mia mamma e mio suocero, ogni giorno speriamo che tutto questo finisca per poterli riabbracciare”.

Il cuore degli ucraini oggi sanguina di dolore, e chiede con forza la pace. “La vera pace, però, arriverà quando verranno fermati e condannati i principali responsabili e la Russia non avrà più la forza militare per fare altre guerre di invasione”, chiede di specificare Yuri.

Ma i cuori degli ucraini chiedono anche giustizia. “Molti vorrebbero che finisse presto ma nessuno lo vuole più di un cittadino ucraino - prosegue Paolo - quella era la nostra casa, dove si trovano i nostri nonni, dove siamo nati e cresciuti, dove abbiamo lasciato emozioni, amici e amori”.

I numeri di questo conflitto fanno tremare, 365 giorni di guerra che non trovano una fine. “Chiediamo pace e chiediamo giustizia, per un paese svuotato dalle proprie genti - prosegue - per le persone costrette dalla paura ad abbandonare la propria casa, per coloro che sono stati costretti ad andare via. Per le 8.600 persone che hanno perso la vita; per le 15mila di cui non si hanno più notizie: per i 13mila feriti; per i 487 bambini che non abbracceranno più i propri genitori e per i quasi mille traumatizzati da questa guerra che non torneranno mai più ad una vita normale. Chiediamo giustizia per ciascuna delle 21mila volte in cui l’allarme ha rotto il silenzio, annunciando l’arrivo dei 5mila razzi e 500 droni kamikaze che hanno portato solo panico morte e terrore”.

Città fiorenti e rigogliose che oggi sono solo cumuli di macerie e dolore. “Ancora oggi il 18% dei territori ucraini aspetta di essere liberata dall’invasore russo - conclude Paolo - e ovunque si guardi si vede solo distruzione e morte. Come si può chiederci di accettare che ci venga negata la giustizia che invochiamo?”.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400