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ROVIGO

Borsari, uno scherzo che non è piaciuto a tutti

Il comunicato dell'azienda, molto ironico nei confronti dei Rodigini, spacca la città

Il Borsari non chiude "una bufala"

Andrea Muzzi con la sua famiglia il giorno dell'inaugurazione (foto Loris Slaviero)

Il caso Bar Borsari spacca in due la città. Tra chi critica il comunicato per smentire le voci di chiusura attaccando i titolari per i toni ironici che 'bacchettano' i cittadini sulla voglia di pettegolezzo e chi, dall'altra parte, critica un'incapacità di supportare in maniera efficace il commercio.

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"Rovigo deve decidere se vuole rimanere paese o se vuole fare il salto di qualità e diventare città - commenta Vittorio Ceccato di Confesercenti -. Solo così si superano certi aspetti e una certa tendenza alla critica". Da settimane, infatti, in città e nei social circolava la voce di chiusura del bar, poi smentita. "Non condivido la scelta del comunicato ma capisco che queste situazioni, quando le voci diventano insistenti e possono portare a malumore tra dipendenti e fornitori, costringono a fare queste dichiarazioni - aggiunge - Ogni giorno si lotta per avere buone referenze e certe voci possono  recare danno. Dovrebbero invece essere apprezzate le aziende che investono e credono nella città dimostrando che essa ha mezzi, capacità e luoghi per farlo".

Tra le due visioni anche chi critica all'amministrazione mancate azioni tra le quali una polemica sulle autorizzazioni dei dehors. "Il tema dei plateatici è complesso - spiega l'assessore al commercio Giorgia Businaro - ed è un argomento su cui l'amministrazione ha poca voce in capitolo. Il regolamento viene confezionato sulla base delle prescrizioni della sovrintendenza di Verona, che spesso sono più rigide che in altre città. Il nuovo regolamento sarà basato su un accordo con la sovrintendenza ma le limitazioni imposte porranno comunque dei limiti. Come amministrazione, però, c'è la massima disponibilità a lavorare insieme per comprendere i problemi dei professionisti".

Nel caso specifico del Borsari il plateatico era stato bocciato proprio dalle regole della sovrintendenza. "Il problema era legato al fatto che il bar si affacci sulla piazza e la strada sia  via di fuga per i mezzi di soccorso - specifica Ceccato - Anche l'ipotesi dei tavoli sul liston era stata scartata dalla stessa sovrintendenza". L'invito, quindi, è di valorizzare la città piuttosto che cercare solo gli aspetti negativi.

"La tendenza ad apprezzare di più ciò che è fuori è un male tutto italiano, non solo locale - prosegue Businaro - A Rovigo, invece, abbiamo professionisti e imprenditori di altissima qualità, artigiani presenti da anni che hanno saputo innovare. Capisco la reazione dell'imprenditore, anche se avrei usato toni diversi, ma è anche vero che sarebbe necessario che gli stessi cittadini iniziassero ad apprezzare le attività storiche presenti e gli sforzi di coloro che decidono di investire, cercando di avere un'ottica tesa al bene comune, sostenendo chi, con coraggio, oggi apre un'attività".

Perché se è vero che tante attività negli anni hanno chiuso, altrettante stanno aprendo. "Quello che sta accadendo può essere spunto per una riflessione più profonda - conclude Stefano Pattaro di Confcommercio -. Per quanto riguarda le critiche all'amministrazione credo che si debba ragionare non tanto sul quanto ha fatto ma sulle scelte. Non credo siano le singole manifestazioni a contribuire a rafforzare il commercio ma piuttosto una serie di condizioni giuste che lo favoriscono. Una viabilità fruibile, non compromessa da manifestazioni e scelte sbagliate, come chiusure che non risolvono i problemi e fanno solo del male alla città. Il commercio ha bisogno di parcheggi fruibili, di un trasporto pubblico efficiente. Rovigo è piccola e si trova a mezz'ora da città più grandi e deve fare i conti con la sua realtà. Ovvio che poi anche le attività commerciali devono fare il loro. La gente va in centro perché la realtà commerciale è attrattiva, non per la sagra del momento".

Secondo Pattaro quindi il problema non è il chiacchiericcio, i mancati bonus o l'atteggiamento dei cittadini ma un contesto sociale che non sta aiutando. "I problemi nascono dal contesto nazionale - conclude -, con un potere d'acquisto delle famiglie che è crollato. Quello è il problema, ed è da risolvere con estrema urgenza".

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