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8 marzo

“Il mio percorso da operaia a senatrice”

“Ricordo il discorso in Parlamento con la vecchia veste da lavoro. I politici devono essere sul territorio”

“Il mio percorso da operaia a senatrice”

Da operaia a senatrice: il lungo percorso di militanza di Emanuela Munerato, donna e politica polesana arrivata poi a rappresentare la sua terra in Parlamento, prima alla Camera e poi al Senato con la Lega. Ed oggi nel giorno della donna è giusto ricordarlo.

Quando ha deciso di fare politica e per quale motivo?

“Ho iniziato a fare politica intorno ai 30 anni: una sera, sul giornale ho visto che arrivava Bossi a Rosolina e per curiosità sono andata ad ascoltarlo. Devo ammettere che non mi piaceva tanto il personaggio così come lo avevo visto in televisione ma mi interessavano le sue idee. Ha fatto due ore di comizio, poi si è seduto ad un tavolino e ha cominciato a firmare autografi. Stringeva la mano a tutti e aveva una parola buona per tutti. Tra quello e il comizio sono rimasta davvero impressionata e colpita e da quel momento ho iniziato a seguire la Lega”.

Com’è riuscita ad arrivare in Senato? È stato un lungo percorso?

“Prima di arrivare in Senato ho fatto cinque anni alla Camera dei Deputati. Ho cominciato a seguire Bossi nel 1996, e da lì è iniziata la mia militanza nella Lega, mi sono iscritta, seguivo tutte le riunioni, partecipavo a tutte le attività. Ed è questo, devo dire, che mi dava più emozione. Questo oggi non c’è più. Oggi la politica si fa solo sui social. Non si vedono più incontri politici, sono pochi i politici che partecipano alla vita comune dei cittadini. Da donna e politica devo dire che oggi mi rivedo in Laura Cestari, la consigliere regionale della Lega alla quale ho già fatto i miei complimenti anche in altre interviste, che sta davvero battendo il territorio. E questo, purtroppo, non lo fa più nessuno. Dopo tanti anni di militanza sono stata messa in lista nel 2008 perché c’era bisogno delle quote rosa, che non sopporto devo dire, ero decima in lista ma la Lega fece un ottimo risultato e quindi andai su anche io. E se possiamo dire che alla Camera sono arrivata ‘per caso’, comunque dopo 12 anni di militanza, al Senato poi me lo sono guadagnata: mi hanno candidata perché avevano avuto modo di conoscermi nei cinque anni precedenti”.

Quali sono stati i momenti più salienti, più emozionanti della sua carriera politica?

“Sicuramente il mio intervento alla Camera vestita da operaia. E’ stata una cosa molto emozionante: avevo indossato il mio grembiule di lavoro, la cuffia e avevo parlato davvero con il cuore. Era il momento della dichiarazione di voto per la Fornero e Monti, e ho detto, come poi ho sempre fatto, tutto quello che pensavo. Mi ricordo ancora quella giornata, carica di emozioni. Il presidente Fini alla fine dell’intervento mi fece avere un bigliettino, che conservo ancora, con i complimenti per come avevo parlato. Poi feci un sacco di interviste e dirette con i Tg. Ero così emozionata di tutto questo che alla fine della giornata sono finita in pronto soccorso con la febbre a 40 gradi. Poi ci sono stati tantissimi altri momenti parlamentari davvero importanti per me, e ricordo ancora l’emozione di Zaia nominato ministro dell’Agricoltura, è stato davvero bello vederlo là, seduto sui banchi, un veneto come me. Un’altra emozione grande è stata all’inizio della legislatura nel 2008, quando Bossi è entrato per la prima volta alla Camera dopo la lunga malattia e ho visto tutti i colleghi, di qualunque partito politico che gli sono andati incontro con affetto. Poi sono molto soddisfatta, nella mia carriera parlamentare, di quando sono riuscita a far passare il mio emendamento sulle ferie solidali: i colleghi di lavoro possono donare le ferie ai colleghi con bimbi piccoli con problemi che magari le hanno già usate tutte e non hanno più permessi. Questa non costava nulla al governo e ho visto sui giornali che anche oggi molto spesso viene usata, e questo mi rende orgogliosa”.

Essere donna, in questo percorso, l’ha avvantaggiata o limitata, a suo parere?

“Io non mi sono mai sentita parte di un genere, ma solo una persona che si è sempre comportata con semplicità ed onestà da quando sono stata eletta. Dicono che la Lega è maschilista ma quando sono stata eletta io su 10 persone candidate dalla Lega sei erano donne, a volte bisogna sfatare questi miti. Chiaramente parlo della Lega dell’epoca”.

Donne e politica, a che punto siamo e cosa possiamo fare ancora?

“Credo che abbiamo ancora un lungo percorso in salita da fare. Ancora oggi siamo legate alle quote rosa, quando invece siamo un valore aggiunto sulla politica e nel mondo del lavoro. Non è tutto rose e fiori per le donne sul lavoro. Mettiamocela tutta, per cambiare, anche se è difficile. Quello che continuo a ripetere è che noi siamo molto più di una quota rosa”.

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