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“Politica troppo lenta per la crisi idrica”

L'intervento del sindaco di Polesella Leonardo Raito

“Politica troppo lenta per la crisi idrica”

Politica troppo lenta per gestire la crisi idrica. Sulla spinose e preoccupante vicenda della crisi idrica che ha colpito il nostro territorio la scorsa estate e che non promette nulla di buono nemmeno per il prossimo futuro, interviene Leonardo Raito presidente del Consiglio di bacino Polesine.

“Queste settimane stanno riproponendo all’attenzione il tema dell’emergenza idrica della valle padana che già lo scorso anno ci aveva posto dinnanzi a questioni che sembravano imprevedibili: dalla crisi dell’agricoltura legata a colture acquivore tradizionali, non più produttive, alla difficoltà del recupero e del riuso della risorsa, fino all’utilizzo dei dissalatori o al razionamento. Eppure, a un anno di distanza, poco o nulla sembra essere stato fatto per rendere meno impattante un problema con cui, presumibilmente, dovremo fare a lungo i conti. Questa lentezza, politica e burocratica, nel saper prevedere e predisporre rende molto complessa la gestione di ogni emergenza e sarebbe opportuno intervenire per rendere più celeri procedure e azioni”.

“I perché di queste difficoltà sono palesi - prosegue Raito - in primis c’è un’enorme ed eccessiva frammentazione dei soggetti che si occupano di acqua. Ministeri diversi, uffici regionali, autorità di bacino, consorzi di bonifica, aziende gestrici, tutti attori coinvolti, a vario titolo, nell’esprimere pareri, dare autorizzazioni, indirizzare gli interventi relativi alla risorsa idrica. È indubbio che questa eccessiva frammentazione rende difficile una gestione unitaria di un’emergenza. C’è poi il tema delle lungaggini. In Italia i tempi di cantieramento e di realizzazione delle opere sono scoraggianti. Tra progettazioni, gare, commissioni e valutazioni di impatto ambientale, ricorsi (spesso espletati), si perde una marea di tempo ed energia per mettere in campo lavori necessari e non rinviabili. Realizzare un invaso, un bacino di accumulo, produrre norme per il riuso delle acque reflue e il loro impiego, ad esempio, in agricoltura, nel nostro paese è impresa titanica. In questo modo ogni prevedibile problematica si tramuta in emergenza al limite dell’impossibile”.

Ma anche produrre norme condivisibili in tempi certi è paragonabile alla scalata dell’Everest “senza per altro considerare che, per legiferare senza produrre danni, è fondamentale l’apporto dei tecnici. Sarebbe necessario centralizzare e semplificare le procedure relative a questo delicatissimo settore - conclude - per far sì che anche le risorse economiche reperibili in questo momento (Pnrr ma non solo), non restino ferme e per non ritrovarci, tra un anno ancora, a discutere, senza apparente soluzione, degli stessi problem”.

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