VOCE
ORRORE AD ARIANO
02.04.2023 - 10:30
Un proiettile di piccolo calibro. Un calibro 22, o forse, un calibro 6.35. E’ una pallottola di questo tipo che avrebbe colpito al capo Rkia Hannaoui, 31 anni, la giovane mamma e moglie marocchina, sposata a un connazionale e madre di due bambini, di 8 e 11 anni, provocandone la morte. Era il 28 marzo.
La ragazza è sopravvissuta solo qualche ora al ferimento, avvenuto nella sua abitazione di via Fine, ad Ariano nel Polesine. Poi, il giorno dopo, la commissione incaricata di decidere sulla morte cerebrale ha concluso, in ospedale a Rovigo, dove la vittima era stata portata in ambulanza, che non c’era più alcuna speranza.
Ulteriori indicazioni dovrebbero arrivare dall’autopsia, che comincerà nella giornata di domani, lunedì. Potrebbe trattarsi di un accertamento decisamente lungo, ma, in ogni caso, ci si attendono indicazioni importanti per cominciare a dipanare la matassa.
Altra questione importante: al momento, la Procura procede per l’ipotesi di reato di omicidio volontario. Vista la dinamica dei fatti, una scelta di fatto obbligata, perlomeno in prima battuta.
Ma si fa anche strada il sospetto, mano a mano che gli accertamenti proseguono, che non sia per forza detto che qualcuno sia entrato in quella casa per sparare per uccidere; o che, comunque, qualcuno abbia fatto fuoco per spegnere la vita della giovane mamma marocchina. C’è anche la pista di un incidente. Intendiamoci: lo sparo c’è stato, ha ferito e ucciso la giovane mamma. Ma potrebbe anche essersi trattato di un colpo esploso per sbaglio, in maniera fortuita.
Ipotesi, senza dubbio. Frutto anche di un procedimento ad esclusione: non c’è nulla, al momento, nel passato della vittima o della famiglia, che possa fare pensare a qualcuno determinato a compiere un gesto tanto atroce. E, onestamente, appare incredibile la suggestione di un omicida senza alcun legame con quella famiglia che arriva in quella casa per uccidere.
Ipotesi, quella di un incidente, che porta con sé, come ogni aspetto di questo giallo, una lunga scia di domande. In primo luogo: che fine ha fatto l’arma? Perché non è stata ritrovata nel corso del primo sopralluogo? Chi, soprattutto, la maneggiava, quando è stato esploso il colpo mortale?
Si deve tenere presente, comunque, che tra il momento del ferimento, nel primissimo pomeriggio, e il sopralluogo della polizia giudiziaria è passato un tempo non breve. Sicuramente oltre un’ora. Questo perché, inizialmente, i soccorritori hanno pensato a un incidente domestico e solo in un secondo tempo, in ospedale a Rovigo, è emersa la presenza nel cranio della giovane mamma di un proiettile.
Questo significa che in quel lasso di tempo potrebbero essere accadute molte cose. Una bella matassa, appunto, da dipanare.
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