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FUSIONI TRA COMUNI

Giù il quorum per unirsi

"Le periferie non saranno penalizzate"

Giù il quorum per unirsi

“Le fusioni non eliminano i piccoli Comuni né penalizzano le periferie: anzi, proprio grazie alla forza aggregante di enti più grandi i servizi saranno ampliati e migliorati”. Ne è fermamente convinta la consigliere regionale Laura Cestari, esponente della Lega, che con queste parole si dice assolutamente favorevole alle fusioni tra i Comuni.

Un tema tornato al centro dell’agenda della politica, e di cui - ricorda la Cestari - si è recentemente occupato anche il consiglio regionale. “Si tratta di un argomento decisivo - spiega il suo punto di vista - per quanto riguarda il futuro dell’assetto territoriale del Veneto. Recenti le audizioni in prima commissione per Polesella Veneta: il nuovo Comune dovrebbe nascere dalla fusione degli attuali due Comuni di Polesella, 3.700 abitanti, e di Guarda, 1.100 abitanti. Altri progetti di fusione sono in cantiere in diverse province del Veneto: si tratta di processi che consentono, se portati a termine attraverso un iter condiviso dagli amministratori e partecipato dalle comunità, di fornire maggiori e più efficaci prestazioni a favore dei cittadini, soprattutto nei Comuni più piccoli, dove alle volte mancano risorse oppure manca il personale per erogare i servizi fondamentali”.

In questo senso - ricorda la Cestari - “il territorio di Rovigo è stato tra i precursori, in Veneto, grazie alla nascita tra il 1994 e il 1995 del comune di Porto Viro, frutto della fusione di Donada e Contarina, così come accadde, sempre nel 1995, in provincia di Padova, che vide la nascita del nuovo comune di Due Carrare dalla fusione di Carrara San Giorgio e di Carrara Santo Stefano. Nella scorsa legislatura - conclude la consigliere regionale polesana - furono dieci i processi di fusione portati a termine dalla commissione. Ora il tema è tornato sul tavolo con rinnovata forza: in futuro avremo la possibilità di analizzare il Piano di riordino territoriale del Veneto, e il disegno di legge che abbasserà il quorum necessario a considerare valido il referendum”, dal 50% al 30% degli aventi diritto. Un modo per incentivare e aiutare le spinte alle aggregazioni.

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