VOCE
VERSO IL PRIMO MAGGIO
29.04.2023 - 05:00
"La Repubblica italiana nell’Articolo 1 della nostra Costituzione, si dichiara "democratica" e "fondata sul lavoro" e vede nel primo maggio una delle ricorrenze civili più radicate ed unitarie della nostra comunità nazionale, ma in tutta la nostra Carta sono presenti richiami al lavoro, alla sua dignità, sicurezza, stabilità, alla giusta retribuzione, alla parità salariale fra uomini e donne". Lo spiega Diva Tosi, vicesegretaria provinciale del Partito Democratico.
"Credo che il divario fra le previsioni costituzionali e il progressivo impoverimento del valore del lavoro ha creato profonde e pericolose ferite sociali - prosegue la sua analisi - Il primo maggio è il simbolo dell’affermazione della dignità del lavoro, non a caso abolito dal fascismo, quella dignità richiamata proprio dal Presidente Mattarella nel discorso del suo insediamento ed il frutto del risultato di lotte, spesso molto dure avvenute nel tempo. Un percorso che non è ancora concluso. Purtroppo, negli ultimi anni è tornato a crescere in Italia il numero di lavoratori poveri".
"Le statistiche in Veneto sono preoccupanti, nel primo trimestre del 2023 i morti sul lavoro sono aumentati del 33%, nel 2022 le denunce per malattie professionali sono cresciute del 14,67% e quelle per infortunio del 20,82%. Serve un grande patto sociale, culturale ed economico per contrastare il fenomeno degli infortuni e incidenti sul luogo del lavoro. La precarietà del lavoro nelle donne è aumentata del 42,44% e nei giovani del 39,3% esposti da sempre ad un lavoro non stabile".
"Per migliorare la sicurezza lavorativa bisogna effettuare una vera ed efficacie lotta alla precarietà, allo sfruttamento e all’illegalità. Sicuramente bisogna attuare una collaborazione attiva con le organizzazioni sindacali, le imprese e le Ulss predisponendo strumenti utili e protocolli condivisi per migliorare la salute sul lavoro. Non da ultimo ritengo sia necessaria l’introduzione di una legge sul salario minimo già proposta dal PD e che interesserebbe 4 milioni di lavoratori in difficoltà. L’Italia è uno fra i pochissimi Paesi dell’Unione Europea dove non esiste una legge in merito. La possibilità di accedere al mondo lavorativo, la sua dignità, è l’unico modo per rendere la nostra società equa e libera".
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