VOCE
AMBIENTE
06.05.2023 - 09:00
Siccità e alluvione. Chiariamo subito: i due fenomeni non sono in contrasto. Purtroppo convivono. E’ successo alle porte del Polesine, in Emilia Romagna, dove due giorni di pioggia intensa hanno fatto tracimare corsi d’acqua e sommerso case e paesi. E succederà ancora.
Lo assicura Marco Marani, il presidente del corso in Water and Geological Risk Engineering dell’università di Padova, che (non a caso) si tiene a Rovigo. “Siccità o meno, gli eventi piovosi brevi e intensi non sono in contrasto - dice - E’ successo non molto tempo fa nelle Marche e ora in Emilia Romagna. Un fenomeno breve e intenso può scatenare tracimazioni in bacini di piccole dimensioni, come erano quelli degli Appennini. E’ una legge fisica nota, per cui i bacini piccoli rispondono a eventi brevi ma intensi, mentre i bacini grandi rispondono a eventi più prolungati”.
E’ il caso di Po ed Adige, che lambiscono la provincia di Rovigo, creando canali interni di grandi dimensioni. L’incubo dell’alluvione, che qui ha portato devastazione 71 anni fa, segnando la storia del Polesine, non è così remoto. “Purtroppo non c’è contraddizione tra siccità e alluvione - ribadisce Marani - l’Ipcc ovvero l’Intergovernmental panel on climate change che raccoglie contributi da tutto il mondo di scienziati che fanno il punto del clima su tutta la Terra, conferma in un rapporto del 2023 che nella zona dell’Europa mediterranea la tendenza climatica è verso una riduzione delle precipitazioni totali diminuisce la quantità di acqua ma gli eventi brevi e intensi saranno sempre più una costante”.
E’ anche questo un effetto del surriscaldamento globale: “Già - continua il docente - riscaldamento globale non significa solo grande siccità, ma anche eventi molto intensi di pioggia e non significa che sia finita la siccità, anche perché questa pioggia scorre rapidamente e non ricarica le falde, che ne sono giovate, ma non in maniera importante. Chi si occupa di queste cose sa, ahimè, che su un arco di tempo annuale l’acqua non è tanta”.
Il professore, dunque, non esclude che possa succedere in Polesine quello che è successo in Emilia Romagna. “Nello specifico mi risulta che il fenomeno appena avvenuto è legato all’orografia degli Appennini, mentre il Polesine è più legato a fenomeni temporaleschi estivi dovuti all’eccessiva umidità legata al caldo. Non vorrei fare allarmismo, ma indubbiamente sono fenomeni che si vanno estremizzando”.
Come ci possiamo preparare? “Bisogna rendere sempre più resiliente il territorio - avverte l’esperto - riuscire a risparmiare acqua per l’agricoltura, per l’uso umano e per l’uso industriale, immagazzinarla creando degli invasi, ma dall’altra parte essere preparati a eventi alluvionali, rinforzando gli argini, prestando attenzione alla manutenzione degli alberi, e realizzando delle casse di espansione, che servono a ridurre le piene immagazzinando acqua. Ma devo dire che in Polesine c’è storicamente molta attenzione per la sicurezza idrogeologica”.
Si può fare di più, tuttavia, utilizzando, come suggerisce Marani, i fondi del Pnrr: “Si potrebbero usare questi fondi per fare opere di rafforzamento sarebbe un buon investimento per le nostre popolazioni, a livello nazionale e locale”.
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