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“La testa conta più delle gambe”

Parla l'olimpionica del nuoto

“La testa conta più delle gambe”

Nuova puntata di Eccellenti, il programma di Delta Radio condotto da Fiammetta Benetton che ieri sera ha ospitato Laura Foralosso, ex olimpionica di nuoto rodigina doc che adesso lavora all'interno di un’azienda di management consulting di Milano. Un’eccellenza polesana sia sotto il profilo professionale che sportivo, protagonista della puntata che cade a pennello, alla vigilia della festa della donna.

Laura, che anni erano quando sei arrivata alle Olimpiadi?

“Erano anni dal punto di vista personale molto spensierati e molto belli, avevo, alle Olimpiadi, 14 anni e mezzo ed ero la più giovane atleta di tutta la compagine italiana. Avere 14 anni negli anni ‘80 non è come avere 14 anni oggi, ero veramente una bambina. Quindi con tantissima ingenuità e con la freschezza proprio che ha una ragazzina che sta per diventare adolescente. Quindi mi sono divertita moltissimo, anche perché le concorrenti che io ho incontrato alle Olimpiadi erano un po’ le stesse che incontravo negli anni precedenti, per me era comunque un rivedere delle amiche concorrenti in un'occasione un po' più importante ma con le stesse regole del gioco. Con quella ingenuità, con quella sfrontatezza anche che ha una ragazzina a quell'età, non ho subito il peso dell'importanza dell'evento e me ne sono accorta quando naturalmente ho sfilato a bordo vasca per andare al blocco di partenza perché lì ti rendi conto che comunque c'è la maestosità dell’ambiente in cui sei, gli inni che suonano, lo speaker ti presenta in mondo visione”.

Come ci sei arrivata?

“Beh, il primo record italiano l'ho fatto a 10 anni. Ho imparato a nuotare abbastanza tardi, ho imparato a stare a galla che avevo 6-7 anni quindi non troppo presto però ho avuto la fortuna di vincere quasi subito perché dopo un anno e mezzo ho trionfato ai campionati provinciali, ho vinto i campionati regionali e a 10 anni ho fatto il primo record italiano e quindi sono entrata in quella che è poi la la squadra che la federazione considera dei probabili olimpici. E mi avevano messo in lista anche per le olimpiadi precedenti, del ‘76 di Montreal, però poi all'ultimo momento si sono resi conto che ero troppo piccola. Io mi alzavo alle 5.15 andavo in piscina alle 5.30, mi allenavo 2 ore alla mattina, poi andavo a scuola e al ritorno a casa un paio d'ore per fare i compiti e poi dalle 5 alle 9 di sera piscina palestra e quant'altro, con tutti i fine settimane impegnati in gare regionali, nazionali o internazionali”.

L’importanza della determinazione, del lavoro per obiettivi. Quanto tutto questo è utile, oggi, nella sua vita lavorativa? Cosa significa lavorare per obiettivi?

“Significa anzitutto avere chiaro dove vuoi arrivare. Dove devi arrivare, però, significa anche avere chiaro cosa si è capaci e si è in grado di fare, quali sono i punti di forza e quelli di debolezza, quindi dove posso concentrarmi per ottimizzare il percorso che devo fare considerando comunque che ho dei limiti e alcuni dei quali posso cercare di superarli un po' alla volta mentre di altri devo solo prendere consapevolezza e sapere che ci sono. Perché non siamo macchine o robot”.

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