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SANITA’

“Non si può stare senza medico”

I sindaci sottolineano i disagi. A Bosaro ambulatorio vuoto, a Porto Tolle manca il pediatra

“Non si può stare senza medico”

La carenza di medici da un capo all’altro dell’Italia è un dato di fatto. E le lacune negli organici della medicina territoriale si fanno sentire in tutto il Polesine, anche se ogni realtà fa storia a sé. La ricognizione provvisoria delle zone carenti del nuovo “ruolo unico dell’assistenza primaria” indica in 121 i medici che servirebbero per arrivare al rapporto ottimale di un medico ogni 1.200 pazienti.

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Ma in realtà la stragrande maggioranza dei medici in Polesine è oltre questo massimale, non solo oltre la soglia dei 1.500 ma addirittura oltre quella di 1.800 assistiti. Il che rende tutto più problematico, sia per gli assistiti che per i medici di base.

E c’è chi scopre di non avere più un medico curante solo nel momento del bisogno. E’ quello che racconta Francesca Zeggio, il sindaco di Lendinara, che spiega: “Ho fatto una riunione poco tempo fa e mi sono accorta che ci sono svariati pazienti senza medico e mi domando come possano rimanere fuori. Questo succede perché nella libertà di scelta noi non abbiamo più un controllo e purtroppo molti assistiti non si sono preoccupati di trovare un altro medico dopo che il dottor Zoppellaro è andato in pensione e questo emerge quando hanno necessità e non hanno un medico curante. Noi, anche se siamo un ambito territoriale a sé, registriamo anche l’arrivo di alcuni pazienti da Canaro e Polesella, che sono senza medico. Io sto raccogliendo le segnalazioni che mi arrivano per far presente all’azienda sanitaria il quadro più completo possibile delle persone che non hanno un medico curante e per trovare una soluzione”.

Il sindaco Zeggio, poi, aggiunge: “La medicina integrata è sicuramente un valore aggiunto, ma forse dobbiamo fare in modo che possa funzionare ancora meglio”. Secondo la ricognizione provvisoria dell’Ulss Polesana nell’ambito territoriale di Lendinara servirebbero 5 medici per ristabilire l’equilibrio di un medico ogni 1.200 assistiti.

A Porto Tolle, invece, il conto evidenzia una lacuna di 7 medici di medicina generale, ma non ci sono pazienti “scoperti”, almeno fra gli adulti. Il problema, casomai è un altro, come evidenzia il sindaco Roberto Pizzoli: “Qui da noi manca il pediatra di libera scelta e questo fa sì che molti ragazzini passino subito sotto i medici di medicina generale, che però sono già saturi. Ad oggi abbiamo cinque medici di base, quattro alla medicina di gruppo. Un dottore è andato in pensione ma è entrato un nuovo medico. Il fatto però è che ce n’è un altro che è prossimo al pensionamento. Qui era arrivato anche un medico giovane, ma se n’è andato via dopo poco. Dietro a tutto c’è un po’ la carenza dei medici di per sé, un po’ l’appetibilità del ruolo, perché andare a fare il medico di base in realtà periferiche comporta anche dei sacrifici. Con l’Ulss stiamo portando avanti dei ragionamenti da tempo e la speranza è che con la realizzazione della Casa della Comunità, grazie anche a un po’ di strategia di area vasta, si possa superare quella che è una situazione di sofferenza che va avanti da anni, anche se nell’immediato credo che non ci siano altre soluzioni se non l’aumento dei massimali dei pazienti per ciascun medico, che tuttavia comporta difficoltà”.

Chi invece un medico che faccia ambulatorio in paese non ce l’ha sono gli abitanti di Bosaro. Sempre dalla ricognizione provvisoria delle zone carenti, l’ambito che comprende Bosaro, Arquà, Costa, Frassinelle e Villamarzana, avrebbe bisogno di quattro medici. Come spiega il sindaco di Bosaro Elena Paolizzi, “il problema della mancanza dei medici è un problema nazionale e per ora sono state prese delle misure che sono dei palliativi, prima di avere un numero di medici che possano alleviare il problema, anche con l’abolizione del numero chiuso a medicina, passeranno diversi anni. In questo momento i medici, essendo pochi, comprensibilmente scelgono dove è più comodo andare e queste zone non sono attrattive. Non solo Bosaro ma altri comuni sono senza medico. E ci sono anche pazienti nel capoluogo che sono fuori dalla copertura di un medico di medicina generale. Quest’estate un dottore che era qua da poco ha preso la decisione, legittima per carità, di scegliere altro e noi ci siamo trovati senza medico. L’Ulss ha fatto un gran lavoro con le Ucad, gli ambulatori di continuità assistenziale diurna e noi ci rivolgiamo a quella di Polesella, ma è innegabile che la cittadinanza ne ha risentito. Per questo, stiamo lavorando con l’azienda sanitaria per cercare di trovare soluzioni: i rapporti sono costanti e la speranza è di riuscire, già a breve, a presentare qualche novità”.

L’Ulss Polesana ha attivato gli ambulatori di continuità assistenziale diurna, sostanzialmente ambulatori con guardie mediche, a Bergantino, Melara, Sant’Apollinare, Rovigo città e Polesella, riservati agli assistiti che, momentaneamente, non hanno ancora potuto effettuare la scelta del medico di medicina generale.

La situazione dell’ambito territoriale che comprende Fratta, Lusia, Pincara, San Bellino e Villanova del Ghebbo è decisamente delicata, considerando che dalla ricognizione delle carenze è stimata una mancanza di 8 medici di medicina generale. Il sindaco di Lusia, nonché presidente della conferenza dei sindaci del Distretto 1 Luca Prando, spiega: “Qui da noi, che mi risulti, non ci sono pazienti che non hanno un medico. Almeno non mi risulta. Tuttavia va detto che il cittadino si è quasi rassegnato e rinuncia addirittura a quel servizio che il medico di base dava fino a qualche anno fa. E’ chiaro che tutto questo non è colpa di chi sta esercitando la professione, che anzi sta dando il 110%. I medici che si sono accollati fino a 1.800 pazienti, in deroga, sono veramente da lodare per immpegno e dedizione e anche per l’aiuto che danno al territorio, anche se a volte i pazienti non si rendono conto dello sforzo. Perché ci troviamo in questa situazione? Tutto nasce da una errata programmazione nel passato e speriamo che quanto prima queste lacune che ci sono possano essere colmate da nuove figure professionali che stanno completando gli studi o il corso di formazione. Fare il medico di famiglia oggi è sicuramente impegnativo, ma se si ristabilsce la condizione normale, riequilibrando i carichi di lavoro, dà grandi soddisfazioni”.

Intanto, però, il presente è abbastanza incerto e si cerca di andare avanti “arrangiandosi”. Proprio mentre sta avanzando la riforma della sanità territoriale decisa con il Decreto ministeriale 77 del 2022 e disegnata con gli investimenti del Pnrr, a cominciare dalla Case della Comunità. “Queste strutture - nota Prando - saranno di supporto e di aiuto, ma nell’immediato non credo possano essere la soluzione completa, anche perché il problema è il numero dei medici, tuttavia è già un passo avanti, con una riorganizzazione e un’ottica di respiro territoriale. Nella speranza che arrivi presto un’ondata di nuovi medici”.

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