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IL CASO

“Supermercato, rischio danno erariale”

Il Pd paventa forti criticità nel caso di rinuncia al “vincolo” senza contropartita.

“Supermercato, rischio danno erariale”

Claudio Bellini, Giorgio Zanellato e Sandro Gino Spinello

C’è un supermercato che vuole insediarsi in via Chieppara, nell’area verde delle Case rosse, dirimpettaio al centro commerciale il Porto, a ridosso dell’ingresso al campo sportivo Bettinazzi. C’era un supermercato in via Aldo Moro che da più di un mese ha chiuso i battenti, creando non poco disagi per il popoloso quartiere di Carbonara e non solo, soprattutto tra la popolazione anziana.

Il primo dovrebbe avrebbe avere una superficie di vendita di circa 1.500 metri quadrati e sta incontrando un forte contrarietà di gran parte dell’opinione pubblica sia perché viene sacrificata un’area verde di circa 11mila metri quadrati che meriterebbe di essere adeguatamente attrezzata, per essere utilizzata dalla comunità, sia per le inevitabili complicazioni alla viabilità che sicuramente verranno a crearsi, così pure ai disagi dei residenti in un’area già congestionata dal traffico.

Sull’altra struttura c’è stata una petizione cittadina nata spontaneamente da alcuni residenti e che, in pochi giorni, ha raccolto ampi consensi, evidenziando quindi un problema molto sentito, protocollata in municipio ma, per ora, Palazzo Tassoni fa orecchi da mercante.

“Quel supermercato non s’ha da fare, ovvero quello di via Chieppara” è il monito lanciato dal Partito democratico in una conferenza stampa pubblica che ha visto la presenza di numerosi cittadini ed ex amministratori. Vero e proprio mattatore dell’incontro è stato il capogruppo dem Giorgio Zanellato documentatissimo sull’intera questione. Al suo fianco Niccolò Bellini del direttivo dem e l’ex sindaco Sandro Gino Spinello. Zanellato ha ripercorso il travagliato iter amministrativo dei rapporti tra Ater, proprietario del terreno, e il Comune. Terreno già venduto a una società per l’eventuale insediamento del supermercato. Ma su una parte di quel terreno, circa un terzo, vige un atto d’obbligo sottoscritto nel 2009 con durata di 25 anni. Ovvero Ater si era impegnata a realizzare un blocco di 16 alloggi di edilizia popolare, in cambio dell’abbattimento degli oneri di urbanizzazione. Per rimuovere quel “vincolo” è necessario un voto del consiglio comunale, che ancora non è arrivato nonostante le sollecitazioni di Ater. Quest’ultima ha già preparato un ricorso al Tar. Ma, secondo Zanellato, “sarebbe soltanto il gioco delle parti per far pressione su quella parte della maggioranza che al momento appare recalcitrante”. Infatti nell’ultimo civico consesso di 20 giorni fa, la stessa maggioranza ha rinviato sine die la costituzione di una commissione temporanea per analizzare la vicenda dell’atto d’obbligo, commissione richiesta dallo stesso sindaco. Nell’incontro Pd dell’altra sera è emerso chiaramente che un’eventuale rinuncia di quel “vincolo” senza adeguata “contropartita” potrebbe configurarsi come un danno erariale. “Senza dimenticare - rimarca Zanellato - che Ater dovrebbe reinvestire su Adria quanto incassato dalla vendita del terreno”.

Nel frattempo sulla vicenda della struttura di via Aldo Moro, recentemente chiusa, è intervenuto con una nota il movimento civico Impegno per il bene comune rilevando che “la raccolta firme da parte di alcuni residenti di Carbonara non ha ricevuto la giusta considerazione. Invece di ascoltare i promotori della petizione, che si sono mossi in autonomia, senza interferenze politiche, si continua a trincerarsi dietro la parola ‘strumentalizzazione’, dichiarando inoltre che l’amministrazione non può intervenire sulle attività private. Invece proprio il sindaco Massimo Barbujani ha promosso e presenziato a un sit-in per la riapertura dell'ex autodromo adriese, chiuso ormai da anni. Sarebbe stato opportuno - osserva Ibc - prendere in carico il problema, dando risposte ai firmatari della petizione con un incontro fra le parti, senza limitarsi ad attaccare tramite la stampa. Ascoltando i cittadini, sarebbero emerse le vere problematiche della chiusura: oltre alla perdita di un luogo di socializzazione, si registra una reale difficoltà di approvvigionamento, soprattutto per la popolazione anziana”.

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