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IL LUTTO

Addio Adalberto Bordin, medico e sindaco

Fu primario di geriatria a Noale. Il ricordo del figlio: “E’ sempre rimasto legato al suo Polesine”

Addio Adalberto Bordin, medico e sindaco

E’ sempre rimasto legato al suo Polesine, anche se ormai da oltre cinquant’anni viveva a Padova. Adalberto Bordin si è spento mercoledì scorso, a 94 anni: sabato, all’Arcella, l’ultimo saluto.

Medico, notissimo geriatria, primario e poi direttore sanitario nelle case di riposo, la sua professione lo ha portato a “toccare” quasi tutte le province del Veneto. Ma portando sempre nel cuore San Bellino, dove era nato il 16 ottobre 1930, figlio di un imprenditore del settore del pellame.

Adalberto Bordin studiò medicina a Padova e tornò a San Bellino da primo laureato del paese. Iniziò la sua carriera professionale all’ospedale di Lendinara. In parallelo, però, coltivò anche l’impegno pubblico: da esponente della Democrazia cristiana divenne sindaco di San Bellino nel 1958, guidando il paese per cinque anni. “Poi scelse la professione”, ricorda oggi il figlio Rocco, assicuratore di professione ma che dal padre ha ereditato la passione per la politica che lo ha portato a ricoprire il ruolo di consigliere comunale a Padova dal 1995 al 2014, e di assessore nella giunta di centrodestra guidata da Giustina Destro dal 2001 al 2004.

Nel 1965, Adalberto Bordin sposò Maria Culatti, di Arquà Polesine. La coppia prese una casetta in affitto a Lendinara e proprio qui, negli anni successivi nacquero i due figli, Rocco, appunto, e Sisto, oggi dipendente pubblico. Quindi, dall’ospedale di Lendinara il dottor Bordin si trasferì a Rovigo, dove incontrò l’allora primario di geriatria, Belloni, che seguì poi (attorno al 1972) a Padova, iniziando il proprio cursus honorum nella sanità: stimato geriatria, fu a sua volta primario all’ospedale di Noale e, dopo la pensione, ricoprì l’incarico di direttore sanitario nella casa di riposo di Scorzè e, poi, in quella di Ormelle, nel trevigiano.

“In Polesine, però, aveva la famiglia e gli affetti: i genitori, le due sorelle, ma anche tanti amici e i colleghi medici a cui si è sempre sentito legato”, ricorda il figlio Rocco. “Finché ha guidato, non ha mai rinunciato a tornare ‘dalle sue parti’, e anche dopo siamo stati noi figli ad accompagnarlo per partecipare a incontri e raduni”. Nel 2011 venne premiato dall’Ordine dei medici di Rovigo, al museo dei Grandi fiumi, per i 50 anni di iscrizione.

A tributargli un ultimo saluto, sabato mattina, una folla di parenti, amici e conoscenti che nel corso degli anni ne hanno apprezzato la professionalità e l’umanità. Tra loro, anche il vicepresidente del consiglio regionale del Veneto, Enoch Soranzo, che ha voluto esprimere la propria vicinanza alla famiglia.

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