VOCE
crespino
17.03.2025 - 21:30
E’ un fronte unito quello tra la giunta del sindaco Angelo Malaspina e la minoranza guidata da Massimo Finotti contro la decisione di Intesa Sanpaolo di chiudere la filiale in piazza Fetonte. L’addio sarà il 21 giugno dopo ben un secolo di presenza in una struttura completamente rinnovata nel 2014. Viene così abbandonata la monumentale piazza e tutti i comuni limitrofi che si servivano nella storica filiale.
“Non c’è stata nessuna disponibilità ma un’assoluta mancanza di rispetto verso il nostro territorio. Siamo venuti a conoscenza della chiusura solo dai giornali senza alcun confronto o comunicazione preventiva”, tuona il primo cittadino Malaspina che in accordo con Finotti hanno intenzione di non fermarsi qui ma far valere i diritti della loro comunità.
Il 12 marzo in Comune si è svolto un incontro tra il sindaco, il vice Gianmaria Alberghini, alcuni consiglieri e il capogruppo di minoranza Massimo Finotti con il direttore della filiale di Intesa Sanpaolo e la sua capo area. Al centro della discussione le motivazioni della inderogabile decisione di chiudere la filiale, assieme ad altre sei in Polesine. Il disagio è notevole se si pensa che tutti i rapporti verranno trasferiti automaticamente alla filiale di Polesella che dista 12 chilometri, difficilmente raggiungibile per chi non è dotato di mezzi propri e che è priva del servizio di cassa.
“Si punta molto sull’uso massiccio degli strumenti di home banking senza però pensare ai disagi di una popolazione anziana - sono le riflessioni di Finotti che da ex dipendente di banca conosce la realtà e prosegue -, da recenti e attendibili statistiche, in Italia l’home banking viene utilizzato solo dalla metà degli utenti contro una media Ue del 67,2%; per le fasce anziane della popolazione, che a Crespino è ampia, il livello di competenze digitali è molto scarso”.
Finotti è un fiume in piena: “La banca costituisce un presidio di legalità e di opportunità economiche e contribuisce allo sviluppo e alla tenuta economico e sociale del Comune di Crespino e dei suoi abitanti - e aggiunge -. Si è chiesto su quali elementi abbiano deciso di chiudere ovvero se si siano basati su statistiche economiche o se si sia tenuto conto anche dell’impatto socio-economico sulla comunità ma non si sono ottenute risposte dettagliate. L’ipotesi della presenza in qualche mattinata di un dipendente è stata subito scartata, auspichiamo almeno la presenza di un bancomat”. A tal proposito critico è Malaspina: “Il bancomat non può essere un accontentino quando il servizio è completamente azzerato - e tuona -.. Siamo uniti e ci riserviamo anche azioni eclatanti perché i crespinesi meritano di più”.
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