VOCE
il caso
18.03.2025 - 10:00
Legambiente Veneto ha presentato, ieri, il rapporto “Le potenzialità del biometano agricolo in Veneto”, uno studio approfondito che esplora il ruolo chiave del biometano nell'economia circolare e nella lotta alla crisi climatica.
E’ infatti indubbio, quanto necessario ribadirlo in questo momento storico, che tra le energie rinnovabili il biogas ed il biometano si presentano come una delle soluzioni da applicare con determinazione per contribuire alla transizione del settore agricolo ed energetico. Il rapporto, realizzato con il supporto tecnico-scientifico del dipartimento di agronomia animali alimenti risorse naturali e ambiente dell’università di Padova e del Consorzio italiano biogas, evidenzia i benefici ambientali, economici e sociali della produzione di biometano da scarti agricoli e agroindustriali.
Presente anche l’assessore regionale Roberto Marcato: “Perché il biogas sia ‘fatto bene’ - le sue parole - bisogna innanzitutto che sia prodotto in modo etico: ho sempre trovato assurdo che si usi cibo sano per produrre energia, in un mondo dove un miliardo di persone rischiano di morire di fame. Vinceremo la battaglia sul biometano se risolveremo due problemi: come fare gli impianti e dove insediarli. Nel primo caso, dobbiamo promuovere una materia prima che derivi da scarti zootecnici e non ad esempio dal mais. Per quanto riguarda la localizzazione degli impianti, servono zone dedicate perché siano accettati dalle comunità, e questo si può fare condividendo il percorso con Comuni e associazioni. Il Nuovo piano energetico veneto, attualmente all’esame del consiglio regionale per l’approvazione definitiva, va esattamente in questa direzione”.
“Biogas e biometano - ha aggiunto - sono tra le fonti inserite nel nuovo Piano energetico regionale per realizzare la transizione energetica, ma lo sviluppo di queste forme di energia non può prescindere da una logica di equilibrio tra finalità energetiche ed alimentari, secondo criteri di sostenibilità – ha proseguito Marcato -. Sempre più è necessario spingere la produzione di biogas da scarti agricoli o zootecnici, facendo in modo che la maggior parte del residuo della fermentazione anaerobica (il digestato) torni sui suoli agricoli”.
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